Il governatore: 'Non siamo in grado di difendere ogni infrastruttura in Crimea'
L'ammissione di Aksenov che dall'inizio del conflitto aveva sempre dichiarato che la guerra con l'Ucraina era lontana invitando i turisti russi a non rinunciare ai viaggi sulla penisola sul mar Nero. Che torna a sperimentarsi un deserto come descritto da alcuni scrittori negli anni successivi alla rivoluzione bolscevica.
Mosca (AsiaNews) - In seguito agli sviluppi sempre più pressanti della controffensiva ucraina sul territorio della Crimea, che hanno fatto fuggire nei mesi caldi la maggior parte dei turisti russi, anche le stesse autorità locali ormai “non sono in grado attualmente di difendere tutte le infrastrutture”, come ha dichiarato il governatore della regione Sergej Aksenov. Questa affermazione indica un cambio deciso nella retorica ufficiale, che finora si atteneva alle certezze di essere in grado di garantire la sicurezza della penisola, secondo le continue affermazioni dello stesso Aksenov e della dirigenza del Cremlino.
All’inizio dell’invasione russa in Ucraina, il 24 febbraio 2022, Aksenov aveva assicurato che “noi non abbiamo nulla da temere, la situazione è tranquilla e nessuna mina o pallottola cadrà sul territorio della Crimea”. Già queste certezze erano state messe in crisi pochi mesi dopo, quando sono cominciati i voli dei droni e dei missili sulle zone più contigue alla regione di Kherson, e anche in altre zone più lontane dal fronte. Lo scorso autunno la percezione di lontananza dalle operazioni belliche era crollata insieme ai pezzi esplosi del ponte di Kerč, che soltanto ora, dopo un anno di restauri e nuovi attacchi, è stato “completamente ripristinato” secondo gli ultimi annunci, anche se permangono le restrizioni alla circolazione.
Da ottobre 2022 vige sulla penisola del mar Nero il regime di “livello medio di reazione”, con i divieti a fare fotografie e video delle strutture di trasporto, soprattutto quelle ferroviarie. Si può farsi un selfie davanti alle stazioni o alle fermate degli autobus, ma non all’interno dei mezzi, e comunque “solo per uso personale e senza dettagli delle strutture”. Anche le passeggiate affollate sono da evitare, ciò che rende particolarmente evidente lo stato di apprensione sulle strade, solitamente strapiene di turisti e villeggianti. Sono state abolite anche le manifestazioni pubbliche delle “date sacre” del Giorno dei Difensori della Patria, il 21 febbraio, e della stessa annessione della Crimea alla Russia il 18 marzo.
E nonostante tutto, Aksenov e i politici russi hanno continuato ossessivamente a ripetere che “la Crimea è del tutto sicura”, e il sistema di difesa antiaerea impedirà ulteriori danni. Gli ucraini hanno invece continuato a colpire in tutti gli angoli del territorio, specialmente dopo ogni dichiarazione del governatore. Oltre al ponte di Kerč che unisce direttamente la Crimea alla Russia, opera simbolica voluta da Putin subito dopo l’annessione del 2014, sono state devastate le province di Saki, Džankoj, Simferopoli e Krasnogvardejsk. Secondo Aksenov, almeno fino a qualche giorno fa, “la sicurezza dei cittadini della Crimea è garantita grazie alle misure decise dal presidente Putin”.
Ormai anche Aksenov ha dovuto arrendersi all’evidenza, prima borbottando che “per quanto riguarda gli attacchi aerei, forse dovrebbero essere finiti”, e poi ammettendo di non essere in grado di difendere tutte le strutture con la contraerea: “speriamo che i nostri sforzi siano premiati dalla fortuna, e ci permettano di respingere attacchi e droni, almeno quelli sui principali obiettivi militari ed energetici, soprattutto i depositi di carburante”.
La stagione turistica è fallita, nonostante “i correttivi apportati alla logistica”, per trasportare a tutti i costi gruppi di ragazzi e invitare i “turisti estremi” ad attraversare le strade in mezzo ai bombardamenti. La Crimea torna a provare il terrore descritto da vari scrittori, come ad esempio nel Sole dei morti di Ivan Šmelev, negli anni successivi alla rivoluzione bolscevica, che aveva reso la “penisola del paradiso” dei russi un deserto, come appare oggi anche per le gravi carenze idriche, anch’esse conseguenza del conflitto con l’Ucraina. Le continue dichiarazioni di Putin sul “fallimento della controffensiva ucraina”, smentite dai fatti, più che commenti alle vicende belliche suonano come sinistri avvertimenti di cancellazione dell’identità crimeana, cuore della stessa autocoscienza russa.
Foto: Wikipedia
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