Il Tagikistan, ‘parte dell’impero cinese’
È la tesi di diversi portali e volumi dedicati ai rapporti fra Pechino e Dushanbe. Anzi, “tutta l’Asia centrale” apparteneva alla Cina. Ma la documentazione storica è carente. Il Tagikistan ha “restituito” a Pechino 1158 kmq di territorio della zona del Pamir. In compenso, Pechino allevia il peso dei debiti dei tagiki, in una nuova grande Via della Seta.
Mosca (AsiaNews) - Dall’inizio di quest’anno, si moltiplicano sui giornali cinesi articoli sulle rivendicazioni territoriali del “Celeste Impero” sul Tagikistan. In questi giorni, i media statali hanno anche annunciata l’uscita di un nuovo libro sulla storia dei rapporti tra Pechino e Dushanbe.
Ai primi di gennaio, il portale informativo Xiānhuā chàngtán lìshǐ (“Il fiore riflette la storia”) ha cominciato a pubblicare materiale su tematiche storiche: il 3 gennaio è uscito l’articolo “Da dove prende le sue origini il Tagikistan con i suoi 9,28 milioni di abitanti”. In esso, l’autore dell’articolo - anonimo - afferma che “il Tagikistan è sempre stato parte della Cina”. Nel testo non si cita alcun documento storico a supporto della tesi, secondo cui l’intera Asia centrale un tempo sarebbe appartenuta alla Cina. L’autore afferma che “dai tempi del Khan la Cina aveva iniziato a sottomettere i piccoli popoli confinanti, aprendo la Grande Via della Seta. Nell’epoca tra le dinastie Qin e Tang, il Tagikistan era parte della Cina. In seguito, la Cina ha occupato le terre da Hotan fino all’oriente dell’impero persiano, quel territorio che oggi viene chiamato Asia centrale”. Per questa tesi, l’unica prova citata dall’autore sarebbe il ritrovamento di alcune monete kaiyuan tumbao in quelle regioni.
Il 15 gennaio, il China Daily Global ha parlato dell’imminente uscita di un libro sull’amicizia tra la Cina e il Tagikistan, sottolineando che “si tratta di un’amicizia più che millenaria”. I rapporti commerciali nelle due direzioni sarebbero cominciati nei secoli IX-X, durante la dinastia persiana dei Samanidi. A suffragio di questa tesi gli storici avrebbero trovato molti documenti sulla collaborazione tra i Samanidi e la dinastia Tang. Nel libro si afferma che i Samanidi avrebbero esercitato un certo influsso sulle popolazioni della regione nord-occidentale della Cina. Il resto del libro è dedicato all’attuale collaborazione fra i due Stati in vari settori dell’economia e della vita sociale.
Altri portali cinesi d’informazione parlando del turismo in Cina, scrivono in questi giorni, che “il Tagikistan ha restituito alla Cina molti territori contesi, risolvendo i conflitti a favore di Pechino”. Di recente sarebbe stato costituito un “gruppo di lavoro” con funzionari delle due amministrazioni, per risolvere varie questioni territoriali. Si afferma che in molte località tornate alla Cina vi sarebbero “molte ricchezze naturali finora non sfruttate”, o perfino mai reperite dai tagiki. Dalle notizie diffuse non si riesce però a capire di quali risorse si tratti.
L’agenzia “Relazioni libere della Cina” scrive che il parlamento tagiko ha approvato una legge sulla restituzione di terre alla Cina, per la quale sono stati necessari 11 anni di trattative. L’evento è definito “un affare economico” vantaggioso per entrambi i Paesi; in Tagikistan si parla addirittura di “vittoria diplomatica” (espressione attribuita al ministro degli esteri tagiko Khamrokhon Zafiri), in quanto alla Cina è stato restituito solo il 3% del territorio conteso.
L’anno scorso uno storico e giornalista cinese, Chu Yao Lu, aveva pubblicato un articolo dal titolo “Il Tagikistan ha cominciato il trasferimento alla Cina di terre e monti del Pamir, che tornano al loro vero padrone”. In esso si informa che alla Cina sono stati restituiti 1158 kmq, anche se la stampa ufficiale del Tagikistan parla di 1100 kmq. Il Pamir è proprio il territorio maggiormente rivendicato dai cinesi. Come afferma Chu Yao Lu, esso è stato sottratto a Pechino oltre un secolo fa “per le pressioni delle potenze mondiali”.
L’agenzia russa Vzgljad osserva che nei confronti della Cina, il Tagikistan si è rivelato il più malleabile dei Paesi centrasiatici. Il Kazakistan ha restituito alla Cina solo 407 kmq, mentre il Kirghizistan ne ha ridati 161. Su “Relazioni libere della Cina” si osserva che gli abitanti del Tashkurgan, i tagiki in territorio cinese, “rispettano le tradizioni e i costumi del Pamir, e per questo i tagiki di montagna cercano sempre di preservare una certa loro indipendenza”.
Negli ultimi giorni si è anche diffusa la notizia che il Tagikistan si sarebbe rivolto a diversi Paesi investitori, chiedendo di differire i pagamenti dei debiti e degli interessi fino alla metà dell’anno in corso. Alla fine del 2020, la Banca centrale tagika ha spiegato che il differimento dei pagamenti debitori permetterà al Tagikistan di riversare quote importanti del bilancio statale nella sfera sociale, e soprattutto nella sanità, per le esigenze della lotta al Covid-19. La prima a rispondere all’appello tagiko è stata proprio la Cina, che ha concesso il ritardo dei pagamenti.
28/01/2019 12:35