Il Papa compassionevole, esempio e consolazione per la società coreana
Seoul (AsiaNews) - I giornali, le televisioni, i clienti dei locali pubblici, persino i tassisti: tutti coloro che in questi giorni hanno incontrato un occidentale per le strade di Seoul hanno parlato del Papa e della sua visita apostolica nella Corea del Sud. La compassione nei confronti di chi soffre, il tema della riconciliazione e della Corea "unica famiglia", il potere salvifico di Cristo e della sua croce sono stati analizzati con cura. Il dibattito continua, forse persino più liberamente, il giorno dopo il ritorno di Francesco in Vaticano.
Questa mattina il Joongang Daily, il Korea Times, l'Herald e tutti gli altri quotidiani in lingua coreana aprono con almeno la metà della prima pagina dedicata al pontefice. Il focus principale è sulla grande messa per la riconciliazione e la pace celebrata ieri mattina nella cattedrale Myeongdong, nel cuore di Seoul. Interessante notare come gli analisti abbiano voluto oggi mettere l'accento su un passaggio dell'omelia di Francesco ieri poco sottolineato: la riunificazione e la pace, nella penisola coreana e nel resto della regione asiatica, potrà avvenire "soltanto con la conversione del cuore".
Un editoriale del Chosun Ilbo, quotidiano conservatore e vicino al governo, chiede a Pyongyang di "comprendere questa richiesta" e in qualche modo "rispondere. Perché la conversione di cui ha parlato Francesco non riguarda soltanto i cattolici, ma tutti noi". In altre parole, la pace può giungere solo se si cambia atteggiamento. Allo stesso modo, il commento apparso sul Joongang e che prende tutta la seconda pagina titola: "La compassione del Papa, una chiamata per il risveglio della tormentata Corea". L'autore prende in considerazione i vari temi affrontati da Francesco e li declina dal punto di vista sociale, invitando i lettori a prendere le parole pronunciate in questi giorni e a "non lasciarle volare via come un pallone. Fate in modo che mettano radici nella vostra anima, in modo da poter avere nuovi e fruttuosi alberi".
Grandissimo risalto - non solo mediatico - anche per la vicinanza mostrata da Francesco nei confronti dei familiari delle vittime del Sewol e delle "comfort women" incontrate ieri in cattedrale. Il Papa ha consolato in maniera personale i genitori di coloro che sono affogati lo scorso 16 aprile e ieri ha persino inviato una lettera autografa e scritta a mano in cui chiede loro "perdono" per non averli potuti visitare tutti. Francesco ha chiesto anche "a tutti" di impegnarsi per ritrovare i corpi delle 10 persone ancora disperse: fra questi, vi sono tre cattolici.
Capitolo a parte la visita al "villaggio dei fiori" di Kkottongnae. Qui il Papa ha salutato e si è soffermato per qualche istante con tutti gli ospiti della struttura, bambini e anziani, abbandonati o affetti da disabilità particolari. Le riprese del pontefice che abbraccia un ragazzo affetto dalla sindrome di Down, che accarezza il volto di una donna con paralisi cerebrale, che si china per carezzare il volto di un'anziana abbandonata hanno fatto il giro del Paese e continuano a essere trasmesse dai telegiornali. Nella sigla preparata dalla tv di Stato KBS per annunciare gli eventi live del pontefice, l'ultima immagine è proprio quella del Papa con i ragazzi malati.
Questo, spiega ad AsiaNews p. John Lee (sacerdote impegnato proprio nella pastorale con i malati), "si spiega con il fatto che nella cultura coreana i disabili sono ancora nel migliore dei casi un mistero, e nel peggiore un peso. Credo che li abbia scossi nel profondo aver visto Francesco, nella loro mentalità una sorta di 're cattolico', che bacia e abbraccia con tanto calore queste persone. Dobbiamo però ancora vedere se i risultati saranno reali o solo di facciata".
L'incontro con i giovani e il tema del martirio si sono invece legati fra loro. Durante gli eventi della VI Giornata asiatica della Gioventù, per la quale il Papa ha ufficialmente visitato la Corea, il riferimento all'esempio dei padri della Chiesa coreana è stato costante. Alle migliaia di ragazzi giunti da tutta l'Asia per salutarlo e per celebrare la Giornata, il pontefice ha chiesto più volte di imparare da coloro che hanno perso la vita per difendere la fede.
Questo particolare aspetto, forse troppo "cattolico" per attirare l'attenzione della società civile, è stato protagonista il giorno della beatificazione dei 124 martiri coreani. "Impressionante", titolava il quotidiano economico della Corea (Hangook Ilbo), sopra la fotografia della piazza Gwanghwamun riempita da 1 milione di fedeli. Ma più che altro ha attirato l'attenzione e l'immaginazione pubblica il fatto che, su poco più di 5 milioni di fedeli in tutto il Paese, 1 milione fosse a Seoul il 15 agosto per celebrare questo grande avvenimento.
Questo aspetto ha colpito (ma in negativo) anche una piccola parte della comunità protestante, l'unica che abbia in qualche modo manifestato "contro" Francesco. Nella serata di ieri, una piccola banda accompagnata da circa 200 persone ha sfilato per il centro di Seoul per "festeggiare" la partenza del Papa, arrivando sin dentro la cattedrale (subito dopo sono stati allontanati dai guardiani). Forti di circa 10 milioni di fedeli, pari al 20% della popolazione, i protestanti coreani hanno subito negli ultimi mesi una serie di scandali che hanno colpito le loro congregazioni e minato la loro credibilità. La presenza del Papa, commenta un missionario ad AsiaNews, "ha fatto capire loro cosa vuol dire evangelizzazione. E non credo sia loro piaciuto".