28/06/2023, 08.47
RUSSIA
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Il 'Secolo di Zinco' della poesia russa

di Vladimir Rozanskij

Anche la letteratura a Mosca è stata ormai arruolata in Russia nell’esaltazione della “operazione militare speciale”. Con Z-poeti che rispolverano i toni bellicisti della Prima Guerra mondiale o quelli della generazione di poeti che sosteneva le controverse imprese dell’Armata Rossa.

Mosca (AsiaNews) - La ricercatrice indipendente Tatiana Šakhmatova ha pubblicato una nuova versione della sua raccolta delle Z-poesie, dedicate alla guerra russa della “svastica Zeta”. Per questo, ricordando il “Secolo d’Oro” della letteratura russa nell’Ottocento, e il “Secolo d’Argento” dei simbolisti di inizio Novecento, l’attuale versione letteraria della Russia viene intitolata il “Secolo di Zinco”. Anche la letteratura, in particolare la poesia, è stata ormai arruolata in Russia nell’esaltazione della “operazione militare speciale”, la Svo in Ucraina, che pare ormai in fase di ridefinizione dopo la sommossa abortita della compagnia Wagner. Così su diversi siti si cerca di raccogliere le testimonianze di questa forma di “teatro dell’assurdo”.

Secondo i propagandisti della Russia in guerra, chiamati anche gli “urrà-patrioti”, la nuova poesia militaresca è “un vero capolavoro”, una parola nuova nella letteratura mondiale. Comunque, pur nel conformismo del sostegno alla guerra, anche in questa forma di propaganda esistono diversi generi letterari; non è del resto una novità nel panorama della cultura russa, dove i grandi scrittori si misero al servizio della rivoluzione un secolo fa, con risultati piuttosto contrastanti, da Majakovskij a Gumilev e tanti altri. Per dirla con le stesse parole degli Z-poeti, ci sono i naknižaty (“libreschi”) e i naknjažaty (“principeschi”, vale a dire proni al potere dominante).

In Russia i vertici del potere, dai granduchi medievali agli zar, fino ai segretari di partito, hanno sempre cercato l’esaltazione delle loro imprese attraverso la letteratura, come la generazione di poeti che sosteneva le controverse imprese dell’Armata Rossa ai tempi della Seconda guerra mondiale, ricordando Kuprin, Gorodetskij, Severjanin e tanti altri. La scrittura degli agit-prop si caratterizza per alcune dimensioni specifiche, la tematica imposta dall’alto, la capacità illustrativa e documentale, il riferimento a episodi particolari e denominazioni geografiche legati agli eventi, oltre al pathos morale dei contenuti. Non c’è spazio per i sottintesi e le interpretazioni diversificate, quindi la forma letteraria è sempre molto diretta.

Come accadeva fin dai tempi della Prima guerra mondiale, alla vigilia della rivoluzione, si ignorano anche oggi le ragioni reali e politiche dei conflitti, per orientarsi soltanto sulla difesa degli interessi della Russia e dei popoli ad essa connessi e sottomessi. La Russia è il Zastupnik, il Paese “intercessore”, mentre il nemico, come veniva definita l’Austria-Ungheria, è il Začinščits, il colpevole dei torbidi mondiali, e in generale, come poi nella guerra successiva, i germanici sono i “nemici di sangue” di tutti gli slavi, retorica ripresa letteralmente nella Russia putiniana per la “difesa” dell’Ucraina dal nazismo redivivo.

Tra i poeti-propagandisti quelli di livello superiore si distinguono comunque dalla massa dei ripetitori degli slogan. Un ricercatore sulla poesia bellica russa della Prima guerra mondiale, Jurij Zobnin, offre degli esempi di corrispondenza con gli autori di un secolo fa, come quelli della raccolta sciovinista chiamata “A morte i tedeschi!”, o un'altra dal titolo “Guai agli occupanti, ai porci tedeschi nella terra russa”, in cui si recitava che I porci tedeschi hanno preso un granchio / è dura scontrarsi con il russo maschio / Dal male hanno scordato la rabbia / e hanno nascosto la testa nella sabbia… (poesia del 1914). Il famoso Sologub scriveva Dio è con il principiante! / il suo pugno nell’armatura di ferro / ma si romperà l’accerchiante / contro il nostro castello eterno (1915).

A questo tipo di versi esaltati si rivolgono ora gli Z-propagandisti, come Maria Batutina, che canta Noi rialziamo la testa, e cominciano a sentirci / Presto saremo principi, e non potranno ferirci / Torna la memoria, da noi è la verità / Come nella Grande Guerra, la patria vincerà / Torna la memoria, da noi è la verità / Svegliati nonnina, vergogna non sarà (poesia dal titolo Alzati nonnina, vestiti nonnina). L’espressione “vergogna non sarà”, net styda, rivela più di ogni altra il timore non solo dei poeti, ma di tutti i russi in questi tempi: quello di sprofondare nel disprezzo e nel ludibrio del mondo intero. E allora gridano: chi si vergogna dell’ucraina avventura / andate all’inferno con il vostro Bandera!, ricordando il tanto odiato capo ucraino collaborazionista con i nazisti, “resuscitato” dalla retorica russa di questa guerra.

 

Immagine: frammenti da “Ade” di Hieronymus Bosch

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