I profughi a casa entro Natale: l'impegno della diocesi di Jayapura
Sulle montagne della Papua indonesiana nuove operazioni dell'esercito contro gli indipendentisti hanno costretto centinaia di persone a fuggire nella foresta. L'appello alle autorità del vescovo mons. Matopai You, che in occasione del Natale sta anche mobilitando le parrocchie per l'assistenza a chi è sfoillato nella propria terra.
Jayapura (AsiaNews) - Gli sfollati in fuga dagli scontri tornati a intensificarsi nella regione indonesiana della Papua possano tornare alle loro case entro Natale. È l’appello lanciato in questi giorni dal vescovo della diocesi di Jayapura, mons. Yanuarius Theofilus Matopai You, riaccendendo i riflettori sul conflitto dimenticato che scuote la parte occidentale della grande isola di Papua, dove si confrontano da decenni l’esercito di Jakarta e i gruppi indipendentisti in un grande territorio ricco di risorse naturali.
Il presule ha chiesto che tutte le operazioni militari nella reggenza dei monti Bintang - nell'area più vicina al confine con la Papua Nuova Guinea - siano fermate e tutto il personale di sicurezza presente sul posto si raggruppi e si tenga a distanza dalla popolazione papuana in fuga. In particolare ci sono almeno 401 rifugiati temporanei papuani che cercano rifugio e un riparo più sicuro nel distretto di Oksop.
“Abbiamo istituito una squadra investigativa indipendente composta dalla diocesi di Jayapura, dalla Commissione Giustizia e pace dei francescani papuani locali e dal gruppo per i diritti umani della Chiesa protestante per indagare sul caso”, si legge nell'appello pubblico diffuso. Contemporaneamente la diocesi ha lanciato una raccolta fondi in tutte le parrocchie chiedendo a tutti i fedeli di contribuire a rendere possibile il ritorno a casa dei profughi.
Il gesto è reso significativo anche dal fatto che mons. Matopai You è la prima figura locale indigena papuana ad essere stato nominato dalla Santa Sede vescovo di una delle cinque diocesi dell’isola di Papua. Secondo il vescovo, l’operazione è stata lanciata dalle agenzie di sicurezza all'inizio di dicembre, costringendo le persone che cercavano rifugio a spostarsi. La maggior parte di loro ha cercato rifugio in una foresta fitta e profonda che probabilmente li ha resi vulnerabili, anche per la mancanza di cibo e lo stress psicologico. “Come rifugiati temporanei (nel proprio territorio di origine), queste persone stanno certamente soffrendo per lo stress psicologico e la carenza di cibo. Se questa spiacevole situazione non verrà presto affrontata in modo adeguato, si verificherà una catastrofe umanitaria, in quanto gli anziani, le donne incinte e tutti i bambini soffriranno di una serie di problemi”, ha dichiarato il vescovo di Jayapura.
“Per questo - ha aggiunto - ho esortato tutti i sacerdoti e la nostra comunità cattolica a mostrare la propria vicinanza e compassione nei loro confronti. Vi prego di aiutarmi a riportarli a casa con le vostre donazioni”. A tutte le parrocchie il vescovo ha chiesto di raccogliere beni di prima necessità come riso, latte, noodle istantanei, olio da cucina, uova e denaro. Anche gli studenti universitari dei monti Bintang che studiano a Jayapura, hanno creato un centro di raccolta nel complesso del dormitorio maschile di Waena. Uno di loro, Binius Kakyarmabin, anche a nome dei suoi compagni, ha specificato che l’iniziativa è aperta anche agli studenti universitari non papuani: “Siamo pronti ad accettare tutti aiuti e consegne di cibo e bevande da tutte le parti per risolvere il problema”, ha detto.
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