01/03/2021, 10.39
EGITTO
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I musulmani egiziani possono contribuire alla costruzione di chiese

Via libera dal governo: i fedeli di Maometto potranno, dietro compenso, collaborare nella realizzazione o nel restauro di luoghi di culto cristiani. Una decisione che segue la fatwa emessa a fine gennaio dal gran muftì egiziano. Ma una parte dei fedeli è contraria: “Il cristianesimo è blasfemia”.

Il Cairo (AsiaNews/Agenzie) - I musulmani in Egitto potranno collaborare con i cristiani nella costruzione di chiese, venendo impiegati come “lavoratori salariati” a tutti gli effetti. Una svolta radicale, in una nazione a larga maggioranza islamica in cui spesso, in passato, questa scelta era considerata un tabù e ai fedeli di Maometto era proibito contribuire alla edificazione di luoghi di culto cristiani. 

In seguito al via libera ufficiale, i musulmani potranno contribuire nella realizzazione di ciascuna delle 44 chiese oggi in fase di costruzione in Egitto. Essi potranno anche collaborare al restauro delle 16 storiche chiese copte interessate da lavori di ristrutturazione. 

L’approvazione del governo si collega alla fatwa emessa il 24 gennaio scorso dal gran muftì dell’Egitto Shawki Allam, con la quale concedeva ai musulmani la possibilità di “lavorare o prendere parte alla costruzione di chiese, in cambio di uno stipendio”. Una decisione accolta con favore da attivisti e associazioni pro diritti umani, cristiane e non, ma che ha scatenato reazioni indignate di parte dei fedeli islamici. Mohammad Fouad, musulmano egiziano, scrive sui social di una “fatwa anomala… il cristianesimo è blasfemia e la blasfemia è il peccato più grave di tutti agli occhi di Allah. Come potrei aiutarli a costruire una chiesa, gratis o dietro compenso?”. Menna Mahmoud aggiunge: “Per un musulmano è molto meglio prestare la propria opera in una moschea… Oh Allah, non condurci all’umiliazione di essere al servizio delle chiese, ma concedici l’onore di servire solo le nostre moschee”.

Diverso il parere dell’attivista cristiano Tom Doyle, di Uncharted Ministries, che parla di “grande passo” perché in questo caso “è il governo a dare il via libera” e per questo “vogliamo ringrazialo. E preghiamo anche perché vi siano relazioni migliori fra cristiani e musulmani” per il futuro, in Egitto e in tutta la regione mediorientale e del nord Africa (Mena). Se l’Arabia Saudita è “il cuore” dell’islam, aggiunge l’attivista, l’Egitto resta “il cervello” grazie alla presenza di al-Azhar, la principale istituzione islamica del mondo. Il Paese, conclude, “vuole aprirsi” sempre più.

Negli ultimi anni, sotto la presidenza al-Sisi, le autorità hanno legalizzato centinaia di chiese, già realizzate o in fase di costruzione. Ciononostante, vi sono ancora migliaia di luoghi di culto ed edifici in attesa dei permessi. 

In una nazione di quasi 95 milioni di persone a larga maggioranza musulmana, i cristiani [soprattutto copti ortodossi] sono una minoranza consistente pari al 10% circa del totale. Fra il 2016 e il 2017 il Paese ha registrato una serie di attentati sanguinosi, che hanno coinvolto la stessa comunità cristiana. In relazione agli attacchi, un tribunale militare ha condannato a morte 17 persone; tuttavia, il pugno di ferro delle autorità non è però servito a fermare le violenze.

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