I due Žaparov di Biškek
Il presidente Sadyr nomina premier il suo omonimo Alybek. Il potere rimane in mano all’oligarchia post-sovietica. Torna monopolio statale delle materie prime. Riacquistata da gruppo canadese la miniera d’oro di Kumtor. Fanno ritorno nel Paese gli studenti afghani.
Mosca (AsiaNews) – Il Parlamento del Kirghizistan ha approvato la composizione del nuovo governo. Il 15 ottobre l’emiciclo ha confermato all’unanimità i nomi proposti dal presidente Sadyr Žaparov. Il premier sarà Alybek Žaparov (v. foto), che non è parente del capo dello Stato, e questa è già una notizia sorprendente per un Paese dell’Asia centrale.
La prima dichiarazione del neo-primo ministro è un appello dal chiaro sapore populista: “I ricchi dovranno pagare più tasse”. Il 57enne economista Alybek Žaparov è ben noto ai kirghisi; egli è membro dell’élite al potere dagli anni ’90, occupando varie funzioni anche governative. Il nuovo premier è stato anche protagonista di iniziative piuttosto clamorose, come quando da vice primo ministro del governo di Kurmanbek Bakiev ha proposto di dare il passaporto a tutte le capre della nazione.
Ora il Žaparov “minore” propone di realizzare un programma di economia di emergenza, con il monopolio statale delle fonti energetiche e minerarie e dei servizi digitali, sottoponendoli a un severo regime fiscale.
Il piano economico è stato criticato in Parlamento da un giovane deputato, Dastan Bekešev, che pur non opponendosi in modo formale ha accusato il nuovo governo di essere troppo legato al mondo degli oligarchi. Egli ha raccomandato ai nuovi ministri di “non andare al ristorante con i condannati per corruzione”: un riferimento a un recente scandalo legato al video di un matrimonio di un alto funzionario, in cui era presente l’ex direttore delle Dogane Raimbek Matraimov, arrestato per corruzione e poi rilasciato dopo aver pagato all’erario una parte ridicola dei fondi da lui sottratti.
Il nuovo governo dei “due Žaparov” è il frutto delle modifiche costituzionali dello scorso aprile, che di fatto hanno trasformato la repubblica parlamentare in una presidenziale, lasciando al capo dello stato il pieno controllo sul governo. Per alcuni attivisti locali in difesa dei diritti umani, questo ha significato l’instaurazione di un regime autoritario.
Le accuse di connivenza con i poteri economici sono legati in gran parte alla recente trattativa condotta da Alybek Žaparov con la compagnia canadese Centerra Gold Inc., l’attuale usufruttuario della miniera d’oro di Kumtor, e che ora sarebbe disposta a cederla al governo in cambio della fuoruscita dei kirghisi dalla stessa compagnia. Il giorno dopo gli accordi raggiunti in Svizzera con i canadesi, Žaparov è stato nominato capo del governo, annunciando che “d’ora in poi saremo i padroni del nostro oro”.
Le autorità non hanno reso noto i contenuti dell’intesa con Centerra, anche se i Žaparov sostengono che non vi saranno svantaggi finanziari per il Kirghizistan, come ha confermato anche il direttore della miniera di Kumtor, Tengiz Bolturuk, figura-chiave della trattativa. Quest’ultimo si è lasciato scappare che “il guadagno per noi sarà enorme, anche se non posso dirvi quanto”.
Bolturuk sostiene che il governo ha “piani grandiosi e una squadra pronta a realizzarli”. Il valore delle azioni kirghise in Centerra sarebbe comunque superiore al miliardo di dollari, e la compagnia controlla altre miniere in Canada, Turchia e Mongolia, i cui profitti sono importanti anche per i kirghisi. Il governo aveva già dichiarato in precedenza che Centerra doveva pagare a Biškek 4,5 miliardi di dollari di tasse e sanzioni ecologiche. Le controversie tra il Kirghizistan e i canadesi saranno dunque risolte con gli accordi, evitando i tribunali, e Sadyr Žaparov ha trionfalmente dichiarato che “c’è una lunga fila di clienti che attendono il nostro oro, nessuno ci può fermare”.
Intanto il Kirghizistan ha deciso di far entrare nel Paese gli studenti delle proprie università provenienti dall’Afghanistan: erano rimasti bloccati dopo la presa di Kabul dei talebani. Circa 200 ragazzi e ragazze potranno continuare i propri studi, secondo il programma di scambio attivo dal 2012. A Biškek saranno presenti entro l’anno oltre 500 studenti afghani, in parte finanziati dagli Usa, come aveva promesso il presidente Žaparov intervenendo all’Onu lo scorso settembre.
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