I contrasti tra Kadyrov e Putin sul 'giorno dopo' della Cecenia
Crescono le tensioni tra il presidente della repubblica caucasica e Mosca. La ragione principale del dissidio sraebbe costituita da un’informazione dei servizi dell’Fsb sulle frequenti trattative non concordate con il Cremlino tra Kadyrov, da tempo malato, e le monarchie del Golgo per determinare il futuro dei suoi beni e la sicurezza dei membri della sua famiglia
Mosca (AsiaNews) - Si stanno acuendo negli ultimi mesi le tensioni tra il presidente della repubblica russa della Cecenia nel Caucaso settentrionale, Ramzan Kadyrov, e il presidente della Federazione russa Vladimir Putin. A confermarlo sono anche alcuni collaboratori dei servizi dell’Fsb al sito delle “Storie Importanti”, raccogliendo anche testimonianze di giornalisti locali e attivisti umanitari. Secondo queste fonti, la ragione principale del dissidio tra Kadyrov e Putin è costituita da un’informazione dei servizi dell’Fsb sulle frequenti trattative del capo della Cecenia, non concordate con il Cremlino, per determinare il futuro dei suoi beni e la sicurezza dei membri della sua famiglia, rivolgendosi ai rappresentanti di monarchie musulmane del Medio Oriente.
Kadyrov è malato da tempo, come tutti sanno, e in forme sempre più gravi, come raccontano anche le inchieste dei giornalisti di Novaja Gazeta Evropa, per i suoi pesanti problemi ai reni e al pancreas. Viste le difficoltà crescenti a pronunciare discorsi, si intuisce che la malattia sta progredendo in modo inesorabile, anche se Kadyrov cerca di mascherarla con una frenetica attività mediatica, ma con pause sempre più lunghe negli ultimi mesi, durante le quali scompare dalla scena pubblica per diversi giorni. A gennaio e febbraio il presidente ceceno non è quasi mai apparso davanti agli obiettivi delle telecamere, e solo a marzo si è giustificato parlando di un “periodo di vacanza”.
“Non c’è malattia che non mi sia stata attribuita”, ha quindi commentato dopo la lunga assenza, e nelle ultime settimane Kadyrov ha evitato di fare grandi proclami, pubblicando soltanto dei brevi video sulle sue “ispezioni” in varie zone della repubblica caucasica, che sono abbastanza evidentemente dei “servizi di riserva” girati in periodi antecedenti. Il dittatore ceceno capisce molto bene su che cosa si basa il consenso al potere dalle sue parti, e che cosa potrebbero aspettarsi i suoi familiari in caso di sua scomparsa, e conosce anche il prezzo delle garanzie e delle promesse di protezione da parte del centro federale moscovita.
L’incertezza sul futuro dei suoi dodici figli, della moglie ufficiale e delle altre che gli vengono attribuite, sta portando Kadyrov a cercare altre rassicurazioni in Paesi musulmani, con i cui dirigenti egli da tempo intrattiene rapporti molto “fraterni”, tutto all’ombra dell’occhio di Putin, che ora sarebbe invece stato informato nei dettagli. Da poco il presidente ceceno ha rimosso dalle cariche statali la figlia maggiore, la 26enne Ajšat, che era diventata nel 2020 vice-ministra della cultura della Cecenia, quindi ministra e dal 2023 vice-premier della repubblica. Con il deteriorarsi delle relazioni con il Cremlino, Ajšat si è riciclata come proprietaria della principale compagnia di esportazioni della Cecenia, quella delle “Acque Minerali Cecene”, come ha rivelato il sito Verstka. La compagnia era già nelle mani della famiglia di Kadyrov, prima tramite la fondazione a nome del padre di Ramzan, l’ex-presidente assassinato Akhmat Kadyrov, e poi tramite un paio di prestanome. A fine marzo il nome di Ajšat è stato cancellato dal registro delle persone giuridiche, insieme all’altra figlia minore Tabarik.
Un altro personaggio che provoca conflitti con i poteri centrali è il deputato Adam Delimkhanov, che rappresenta la Cecenia alla Duma di Mosca ed è da sempre uno degli uomini più vicini a Kadyrov. Dall’inizio del 2025, Delimkhanov si rifiuta categoricamente di partecipare a qualunque riunione che riguardi gli affari interni e le forze dell’ordine, ed egli stesso informa le persone che hanno accesso al suo ufficio che “ai massimi livelli” è stato deciso in forma imperativa che tutti i leader e gli uomini di forza della Cecenia debbano essere esclusi da questioni delicate, e in generale che si facciano vedere il meno possibile. Questo conflitto è stato rilevato anche dagli attivisti umanitari, come afferma il rappresentante del movimento Nijso, Ansar Dišni, secondo cui “è evidente che sono stati imposti limiti molto severi alle attività di Delimkhanov”, che rimarrebbe chiuso nel President-Hotel al centro di Mosca, il quartier generale dei kadyrovtsy nella capitale russa, dove pare si stiano architettando manovre oscure per sistemare gli equilibri di potere a vantaggio della “famiglia cecena”.
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