Hong Kong, il referendum sulla democrazia "è una pagina storica per il Territorio"
Hong Kong (AsiaNews) - Con il 42,1% dei voti disponibili, l'Alleanza per la Vera democrazia ha vinto il grande referendum non ufficiale proclamato dalle associazioni democratiche di Hong Kong - e sostenuto dalla Chiesa - per chiedere alla cittadinanza quale forma di governo adottare per il Territorio. Subito dopo l'Alleanza - che conta fra i suoi membri 26 dei 27 deputati democratici del Consiglio legislativo di Hong Kong - sono arrivate la Federazione degli Studenti, che ha ottenuto il 38,4% dei voti, e il People Power's con il 10,4%. In totale, hanno votato quasi 800mila persone.
Lanciato alle 12 dello scorso 20 giugno, il referendum non ufficiale sulla democrazia dopo poche ore aveva già raccolto oltre 200mila voti: gli organizzatori pensavano che l'adesione di almeno 100mila persone sarebbe stato già un buon risultato. La consultazione ha chiesto ai cittadini di esprimere il loro parere su quale sia il modo migliore per eleggere il prossimo capo dell'esecutivo nel 2017: se in modo diretto, con suffragio universale come richiesto dai gruppi democratici, oppure attraverso un comitato di rappresentanti, come invece avviene oggi, dove una parte di loro e nominata dall'alto (dal governo e da Pechino).
La votazione - secondo gli stessi organizzatori - ha solo valore dimostrativo, per conoscere il pensiero della popolazione. Il referendum si doveva tenere solo per due giorni (20-22 giugno), ma un attacco di hacker al server di Occupy Central - definito dalle stesse autorità "il più sofisticato e potente mai avvenuto sul territorio" - ha reso necessario prolungare il voto fino al 29. Il card. Joseph Zen, vescovo emerito, ha concluso lo scorso 20 giugno una marcia di 84 km in decine di distretti di Hong Kong per spingere i cittadini a partecipare al referendum. Anche il card. John Tong, il vescovo attuale della diocesi, sostiene il diritto della popolazione ad esprimersi sulla democrazia.
Tutti i gruppi che si sono fatti avanti hanno sposato il suffragio universale per l'elezione del capo dell'esecutivo, un'idea che Pechino definisce "inconsistente" e "contraria alla Basic Law", la piccola Costituzione di Hong Kong eredità dei britannici. Tuttavia, la proposta avanzata dall'Alleanza propone un "binario a tre corsie" per i candidati al Consiglio, che potranno essere presentati dall'elettorato attivo, dalle Commissioni e dai Partiti politici.
Joseph Cheng Yu-shek, docente universitario e membro dell'Alleanza, dice: "Negli ultimi 10 giorni, la gente di Hong Kong ha parlato con chiarezza. Vogliamo il suffragio universale. E le candidature presentate dall'elettorato sono il meccanismo più efficace per combattere lo screening preventivo della Cina continentale". Per Benny Tai Yiu-ting, uno degli organizzatori del referendum, "la giornata di oggi entra nella storia costituzionale di Hong Kong. Essa rappresenta il momento con la più ampia libertà di espressione nella nostra storia".