Hong Kong, chiude anche Citizen News: bersagliati i media pro-democrazia
Pochi giorni fa era stato il turno di Stand News. Con la legge sulla sicurezza nazionale non è più possibile stabilire i confini tra cosa è lecito e ciò che non lo è per la stampa. In precedenza colpiti Apple Daily, Rthk, DB Channel e diversi giornalisti stranieri.
Hong Kong (AsiaNews) – Chiude in meno di una settimana il secondo quotidiano indipendente. Citizen News ha annunciato che domani sarà il suo ultimo giorno di pubblicazione. Come riferito dai vertici del giornale online, sulla decisione ha pesato la chiusura di un’altra testata filo-democratica, Stand News, avvenuta il 29 dicembre dopo l’arresto di sette suoi dipendenti per minacce alla sicurezza nazionale.
Stamane Chris Yeung, giornalista di punta di Citizen News, ha dichiarato che non ci sono le condizioni per coprire i temi che si vogliono raccontare, dato che a Hong Kong non è più possibile stabilire i confini tra cosa è lecito e ciò che non lo è per la stampa.
La direzione della pubblicazione ha spiegato di voler proteggere il proprio staff (40 persone che ora perderanno il lavoro), citando “drastici cambiamenti nella società e un peggioramento del panorama editoriale”. Il riferimento indiretto è alla draconiana legge sulla sicurezza nazionale imposta nel 2020 da Pechino, che ha ridotto gli spazi di libertà nell’ex colonia britannica.
Interrogato dalla Hong Kong Free Press (Hkfp) sull’accaduto, l’Ufficio cittadino per la sicurezza ha dato la solita risposta: “Le libertà di parola e di stampa sono tutelate, ma non sono assolute e possono essere limitate per ragioni di sicurezza nazionale”.
L’Associazione dei giornalisti di Hong Kong ha detto che la chiusura della seconda testata in pochi giorni “spezza il cuore”. Secondo l’organizzazione di categoria questo trend danneggia la reputazione internazionale della città. Il Club cittadino della stampa estera aveva già attaccato il governo di Carrie Lam per l’operazione contro Stand News. Secondo i corrispondenti stranieri “queste azioni infliggono un duro colpo alla libertà di stampa a Hong Kong”.
Il caso più noto è però quello di Apple Daily, quotidiano indipendente fondato dal magnate cattolico dell’editoria Jimmy Lai. La testata pro-democrazia ha chiuso il 24 giugno: accusata di minacciare la sicurezza nazionale, ha subito una serie di arresti tra suoi manager e giornalisti, e il congelamento di asset per 18 milioni di dollari HK (circa 2 milioni di euro).
A inizio novembre il canale tv DB Channel ha annunciato lo stop alle operazioni a Hong Kong. Uno dei sui cofondatori, Frankie Fung, è in carcere con l’accusa di sovversione insieme ad altre 47 persone per aver organizzato o preso parte lo scorso anno alle elezioni primarie del campo democratico. Initium, un’altra pubblicazione indipendente, in agosto ha spostato la propria sede a Singapore. Altri media, come Rthk, hanno perso la loro autonomia editoriale. La tv pubblica cittadina è ora diretta da un ex burocrate.
A metà novembre le autorità cittadine hanno espulso poi Sue-Lin Wong, corrispondente dell’Economist. Alla giornalista è stato negato il rinnovo del visto senza alcuna spiegazione. L’anno scorso hanno subito lo stesso trattamento Aaron Mc Nicholas della Hkfp e Chris Buckley del New York Times. Steve Vines, noto ex giornalista e presentatore di Rthk, è scappato in Gran Bretagna per sfuggire al “terrore bianco” che imperversa in città. Il termine è usato per denunciare il ricorso alla legge sulla sicurezza per colpire i media e terrorizzare la popolazione.
25/06/2021 12:46
21/06/2021 08:56