Hong Kong, Pechino esclude la democrazia: contestato alto funzionario cinese
Hong Kong (AsiaNews) - Per protestare contro il diktat di Pechino, che ha di fatto eliminato la possibilità del suffragio universale per le elezioni del capo dell'esecutivo di Hong Kong, attivisti e deputati democratici hanno interrotto ieri il discorso di un alto funzionario cinese e hanno accusato il governo del territorio di aver "infranto le promesse fatte", comportandosi in maniera "vergognosa". La protesta ha costretto Li Fei, vice Segretario generale del Comitato permanente dell'Assemblea nazionale del Popolo cinese, a fermare l'incontro con i funzionari di Hong Kong. I manifestanti sono stati portati via dalla polizia.
La questione nasce a causa della preponderante ingerenza della Cina continentale nella questione elettorale di Hong Kong. Protetta dalla "Basic Law", una piccola Costituzione democratica lasciata in eredità dai britannici e in vigore fino al 2047, l'ex colonia voleva per il 2017 un'elezione democratica e a suffragio universale dei propri funzionari. Pechino, al contrario, si ritiene oramai il legittimo governo anche del Territorio: alle proposte dei democratici ha risposto con una votazione i cui candidati devono essere approvati da un piccolo gruppo di potere nelle mani dei cinesi. In questo modo, rispondono gli attivisti, il voto diventa una farsa.
Subito dopo lo sgombero degli attivisti da parte delle autorità, Li Fei ha ripreso il suo discorso e ha chiarito la posizione ufficiale: "Qualunque leader che voglia per Hong Kong un futuro da entità politica indipendente o che intende cambiare il sistema socialista della nazione non avrà alcun futuro politico". La Chiesa cattolica, pur esortando al dialogo, sostiene la disobbedienza civile non violenta se le proposte violano i principi dei diritti umani.
27/10/2014