Guerra in Ucraina: crolla l’export asiatico verso la Russia
Segnano il passo Giappone, Singapore, Corea del Sud, Taiwan, Indonesia e Vietnam. Pesano le sanzioni imposte dall’Occidente sul Cremlino. In crescita invece l’import dalla Russia, soprattutto per l’impennata dei prezzi di gas, petrolio e cereali. Lo stesso discorso vale per la Cina.
Tokyo (AsiaNews) – La guerra in Ucraina ha causato un crollo dell’export asiatico verso la Russia, un dato che non riguarda solo i Paesi che hanno aderito alle sanzioni occidentali nei confronti di Mosca. Secondo diversi osservatori è il regime sanzionatorio che spinge in basso le vendite asiatiche ai russi, oltre ad alcuni problemi logistici, come sottolinea Nikkei Asia.
Secondo quanto riporta oggi il ministero nipponico delle Finanze, a marzo il valore delle esportazioni nazionali in Russia è sceso in un anno del 31,5%, in controtendenza con l’export totale di Tokyo che è invece cresciuto del 14,7%. Scattata l’invasione russa dell’Ucraina, il Giappone ha imposto il bando alla vendita di microchip e altri prodotti tecnologici alla Russia, oltre a una serie di altre misure punitive.
Anche Singapore ha adottato sanzioni contro il Cremlino. La città-Stato ha bloccato il trasferimento alla Russia di materiale militare e beni hi-tech, e ha congelato gli asset finanziari russi custoditi nelle proprie banche. Ciò ha portato lo scorso mese a una caduta delle esportazioni verso la Russia di oltre l’85%.
Lo stesso discorso vale per altri due alleati degli Usa nel Pacifico occidentale: Corea del Sud e Taiwan. Seoul ha avuto a marzo un calo delle esportazioni in Russia del 55,6%, più o meno quello registrato da Taipei.
Numeri negativi anche per il Vietnam, che ha da sempre stretti rapporti con Mosca: le sue esportazioni in Russia si sono ridotte di quasi l’84%. L’Indonesia, che finora è stata attenta a non prendere aperta posizione sul conflitto russo-ucraino, se l’è cavata con una diminuzione di circa il 50%.
Se l’export diretto in Russia di questi Paesi asiatici ha segnato il passo, le importazioni hanno visto una significativa crescita. Il valore di quelle giapponesi, ad esempio, è aumentato dell’89,6%. A parte l’impossibilità pratica di emanciparsi in tempi brevi dalle forniture energetiche russe, per gli analisti il vero fattore che ha fatto salire in alto l’import asiatico dalla Russia è il crescente costo di gas, petrolio e cereali.
I prezzi alti delle risorse energetiche sono alla base anche dei numeri al rialzo delle importazioni cinesi dalla Russia (+26,4 a marzo). La crescita degli scambi commerciali tra Pechino e Mosca sta però rallentando. Lo scorso mese è stata del 12,8% su base annua: la metà circa dell’aumento registrato a febbraio (25,7%), quando Vladimir Putin ha lanciato l’attacco militare all’Ucraina.