Guangdong, le proteste contro l'impianto chimico di Maoming raggiungono la capitale
Guangzhou (AsiaNews) - Le manifestazioni pubbliche contro la costruzione di una fabbrica chimica nel Guangdong hanno coinvolto nei giorni scorsi almeno 3 città della ricca provincia meridionale. Tutte si sono concluse con l'intervento della polizia, che ha portato via i manifestanti, e con scontri di diversa entità che hanno costretto decine di persone a ricoverarsi in ospedale. I residenti di Maoming, zona in cui è pianificata la costruzione, non vogliono un altro impianto chimico a peggiorare la situazione ambientale. Dalla città coinvolta, le proteste hanno raggiunto Shenzhen e persino la capitale provinciale, Guangzhou.
La dimostrazione più imponente si è svolta proprio a Maoming, dove secondo fonti locali sono stati "migliaia" i cittadini scesi in piazza - tutti con maschere antigas e cartelli contro le autorità - per bloccare la costruzione dell'impianto. Questo dovrebbe produrre paraxilene, componente fondamentale per l'industria delle bottiglie di plastica e dei tessuti in poliestere, estremamente danno se ingerito o inalato. I residenti della zona hanno iniziato la protesta lo scorso 30 marzo 2014, e questa non sembra volersi fermare.
A loro si sono aggiunti ieri circa 20 cittadini di Shenzhen che, nonostante un temporale, hanno protestato davanti ai palazzi del Partito. Oltre a loro, lo scorso 1 aprile sono scesi in piazza circa 200 cittadini di Guangzhou. Sui cartelli si potevano leggere frasi come "No al PX di Maoming" o "Cancellate il progetto PX". Inoltre, i manifestanti hanno chiesto il rilascio immediato dei cittadini arrestati durante la prima protesta e le scuse formali alla popolazione. Dopo 10 minuti, in entrambi i casi, è intervenuta la polizia che ha portato via i manifestanti. Non è chiaro quanti siano ancora in galera.
In ogni caso, la protesta ha già raggiunto un primo risultato: ieri le autorità di Maoming hanno convocato una conferenza stampa per "fare luce sul progetto e sulle proteste". Zhou Peizhou, vice direttore della pubblica sicurezza locale, ha ammesso che i propri agenti di polizia "hanno accidentalmente ferito" alcuni manifestanti durante la protesta del 30 marzo, ma ha smentito che vi siano state 15 vittime. Secondo Zhou, invece, gli agenti hanno arrestato 18 persone per "disturbo della quiete pubblica"; i ricoverati sarebbero 15, di cui 4 poliziotti, ma "tutti in condizioni stabili".
Le proteste si confermano il modo migliore che il popolo ha per farsi ascoltare. Nel maggio del 2013, la popolazione di Kunming (provincia dello Yunnan) è scesa in piazza contro la costruzione di una raffineria. Anche se il progetto non è stato fermato, il governo ha promesso di ascoltare le richieste dei manifestanti e ha convocato un tavolo di concertazione con i residenti e i gestori dell'impianto.
Nel 2011 a Dalian migliaia di manifestanti hanno manifestato contro una fabbrica di agenti chimici, costringendo le autorità a infliggere una pesante multa a una compagnia petrolifera che ha inquinato lo Shandong. Mentre il caso di Wukan (Guangdong) esploso nel settembre 2011, che ha visto per la prima volta una sorta di vittoria della popolazione sul potere centrale, ha spinto in questi anni diversi leader di villaggi e città a cercare la mediazione con la popolazione invece delle repressione.