24/11/2024, 13.52
VATICANO - COREA DEL SUD
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Gmg, da Lisbona a Seoul 2027. Papa: 'Cari giovani coreani, abbiate coraggio!'

Nella solennità di Cristo Re dell'Universo, il tradizionale passaggio di simboli della Gmg - la croce e l’icona mariana. La delegazione portoghese ha incontrato in San Pietro quella coreana, 100 giovani accompagnati da mons. Peter Chung Soon-taek. Nell'omelia la riflessione su accuse, consensi e verità. Sul Myanmar: "Tacciano le armi, si apra un dialogo sincero, inclusivo". 

Città del Vaticano (AsiaNews) - “E voi, cari giovani coreani, adesso tocca a voi! - sono le parole di Papa Francesco pronunciate questa mattina -. Portando la Croce in Asia voi annuncerete a tutti l’amore di Cristo. Abbiate coraggio!”. Da Lisbona a Seoul. Dal vecchio al nuovo continente. È avvenuto quest’oggi - solennità di Cristo Re dell’Universo e 39° Giornata Mondiale della Gioventù nelle Chiese particolari - il tradizionale passaggio dei simboli della GMG, dando inizio al pellegrinaggio verso la 42esima, seconda in Asia dopo Manila 1995, ospitata dalla Corea del Sud nel 2027. I simboli della GMG - la Croce dei Giovani e l’Icona di Maria Salus Populi Romani - sono stati consegnati da una delegazione di giovani portoghesi ad una delegazione di giovani coreani, accompagnati dai loro pastori, al termine della Santa Messa in San Pietro di questa mattina.

I circa 100 giovani portoghesi presenti sono stati accompagnati dal Patriarca di Lisbona, mons. Rui Manuel Sousa Valério, e dal Coordinatore generale della GMG di Lisbona 2023, card. Américo Manuel Alves Aguiar. Mentre la delegazione coreana contava circa 100 ragazzi e ragazze, accompagnati dall’Arcivescovo di Seoul, mons. Peter Chung Soon-taek, e dal Coordinatore generale della GMG di Seoul 2027, mons. Paul Kyung Sang Lee. 

“Abbiate il coraggio (“Abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!” è il tema della GMG 2027, ndr) di testimoniare la speranza di cui abbiamo più che mai bisogno oggi. Là, dove passeranno questi simboli, possano crescere la certezza dell’amore invincibile di Dio e la fratellanza tra i popoli - ha aggiunto il Santo Padre prima della cerimonia di passaggio -. E per tutti i giovani vittime dei conflitti e delle guerre, la Croce del Signore e l’icona di Maria Santissima, siano sostegno e consolazione”. La tradizione dei simboli venne avviata da San Giovanni Paolo II - ideatore delle GMG nel 1986  - affinché i giovani “li portassero in tutto il mondo”. Bergoglio nella solennità che sancisce la conclusione dell’anno liturgico, che invita a guardare al Signore come “origine e compimento di ogni cosa”, durante l’omelia ha affermato che questa contemplazione è accompagnata da una realtà satura di guerre, violenze e disastri ecologici. “Perché succede tutto questo?”, ha domandato.

È ai giovani, protagonisti indiscussi degli attesi appuntamenti globali, che Francesco si è rivolto, proponendo loro di riflettere su tre aspetti: le accuse, i consensi e la verità. Il primo è stato approfondito a partire dal Vangelo di oggi (Gv 18,33b-37), che narra di Pilato che interroga Gesù. “Cari giovani, forse a volte può capitare anche a voi di essere messi sotto accusa per il fatto di seguire Gesù”, ha detto Bergoglio. “Voi, però, non abbiate paura delle condanne, non preoccupatevi: prima o poi le critiche e le accuse false cadono”. E ancora: “Care giovani e cari giovani, state attenti a non lasciarvi ubriacare dalle illusioni. Per favore, siate concreti. La realtà è concreta”. Una concretezza che è fatta di “opere dell’amore”, ciò che rimane, come insegna Cristo, “e che rende bella la vita!”. “Continuate ad amare! Ma ad amare alla luce del Signore, a dare la vita per aiutare gli altri”, ha affermato.

Sul secondo aspetto il Pontefice ha riportato le parole di Gesù: “Il mio regno non è di questo mondo” (Gv 18,36). Perché il Messia non fa nulla per garantirsi una dose di successo e potere? A questo interrogativo è seguita la risposta: “Gesù si comporta così perché rifiuta ogni logica di potere. Gesù è libero da tutto questo!”. Ha continuato: “E anche a voi, giovani cari, farà bene seguire il suo esempio, non lasciandovi contagiare dalla smania – oggi tanto diffusa –, la smania di essere visti, approvati e lodati”. “Non accontentatevi di essere stelle per un giorno, stelle sui social o in qualsiasi altro contesto! Io ricordo, una volta, una giovane che voleva farsi vedere – era bella – nella mia terra. E per andare a una festa si è truccata totalmente. Io pensai: Dopo il trucco, cosa resta?. Non truccatevi l’anima, non truccatevi il cuore; siate come siete: sinceri, trasparenti”. Ricordandosi anche del tempo dedicato alla cura degli anziani: “Andate a trovare i nonni?”.

Sul terzo aspetto, la verità, Papa Francesco ha detto che essa è testimoniata da Gesù che ha insegnato ad amare Dio e i fratelli. “È solo lì, infatti, nell’amore, che trova luce e senso la nostra esistenza”, ha continuato. “Sorelle e fratelli, non è vero, come alcuni pensano, che gli eventi del mondo sono sfuggiti dalle mani di Dio. Non è vero che la storia la fanno i violenti, i prepotenti, gli orgogliosi”. Bergoglio ha aggiunto che mali, sofferenze, dolori, tutto, “è sottoposto, alla fine, al giudizio di Dio”. “Quelli che distruggono la gente, che fanno le guerre, che faccia avranno quando si presenteranno davanti al Signore?”.

Questa mattina, dopo la recita della preghiera mariana dell’Angelus, due giovani coreani hanno affiancato Francesco alla finestra del Palazzo Apostolico Vaticano. “Questi due ragazzi coreani hanno preso oggi la croce della Giornata della Gioventù, che sarà a Seoul, e la porteranno in Corea per preparare la Giornata. Un applauso ai coreani!”, sono le parole pronunciate. Ricordati anche due nuovi beati, creati ieri a Barcellona: Gaietà Clausellas e Antoni Tort, un sacerdote e un laico uccisi nel 1936 in Spagna “in odio alla fede”. “Rendiamo grazie a Dio per il grande dopo di questi testimoni esemplari di Cristo e del Vangelo”. Ma anche i due prossimi Santi del Giubileo: Carlo Acutis, che sarà canonizzato il 27 aprile, e Pier Giorgio Frassati, il 3 agosto, dopo “aver ottenuto il parere dei cardinali”, ha detto il Pontefice. 

Nell’intervento che ha seguito la preghiera mariana è stato diffuso con i pellegrini radunati in San Pietro anche un pensiero al Myanmar, che domani, 25 novembre, commemora l’anniversario del primo sciopero degli universitari nel 1920: la "prima protesta studentesca che avviò il Paese verso l’indipendenza e nella prospettiva di una stagione pacifica e democratica che ancora oggi fatica a realizzare”. Il Papa ha espresso vicinanza alla popolazione, “in particolare a quanti soffrono per i combattimenti in corso, soprattutto i più vulnerabili: bambini, anziani, malati, rifugiati. Tra i quali i Rohingya”. E ancora la richiesta per la costruzione di una pace duratura: “A tutte le parti coinvolte rivolgo un accorato appello affinché tacciano le armi, si apra un dialogo sincero, inclusivo”.

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