17/04/2025, 12.13
VATICANO
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Giovedì Santo, papa Francesco ai preti: 'Siate i segni quotidiani del Giubileo'

Il testo dell'omelia della Messa crismale letto nella basilica di San Pietro dal card. Domenico Calcagno. Nel pomeriggio il pontefice convalescente dovrebbe compiere una breve visita tra i detenuti nel carcere domano di Regina Coeli. Da Francesco un contributo economico alle popolazioni del Myanmar colpite dal terremoto.

Città del Vaticano (AsiaNews) – “L’anno giubilare, per noi sacerdoti, rappresenta una specifica chiamata a ricominciare nel segno della conversione. Pellegrini di speranza, per uscire dal clericalismo e diventare annunciatori di speranza”. È il messaggio che papa Francesco ha consegnato questa mattina ai sacerdoti di tutto il mondo nell’omelia preparata per la Messa crismale, il rito che la mattina del Giovedì Santo vede la consacrazione degli oli attraverso i quali i sacerdoti amministrano i sacramenti della Chiesa.

A presiedere la liturgia il pontefice – che prosegue la sua convalescenza – ha delegato il card. Domenico Calcagno, presidente emerito dell’Amministrazione del Patrimonio della Santa Sede che dopo la proclamazione del Vangelo ha letto il testo preparato da Francesco. Nel pomeriggio il papa dovrebbe compiere una visita privata al carcere romano di Regina Coeli, rinnovando in forma diversa la tradizione che durante il suo pontificato l’ha sempre visto celebrare tra i detenuti la Messa in Coena Domini con il rito della lavanda dei piedi. Sempre in queste ore il Vaticano ha reso noto che Francesco ha voluto inviare per mezzo del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale e del Dicastero per il Servizio della carità (Elemosineria Apostolica) un generoso contributo per il soccorso alle popolazioni colpite dal terremoto in Myanmar.

Tornando al testo dell’omelia della Messa crismale, il papa – commentando le parole di Gesù nella sinagoga di Nazareth (Lc 4,17-20) – ha detto ai sacerdoti che ciascuno “ha una Parola da adempiere. Ognuno di noi ha un rapporto con la Parola di Dio che viene da lontano. Lo mettiamo a servizio di tutti solo quando la Bibbia rimane la nostra prima casa. Al suo interno - ha aggiunto - ciascuno di noi ha delle pagine più care. Questo è bello e importante. Aiutiamo anche altri a trovare le pagine della loro vita: forse gli sposi, quando scelgono le Letture del loro matrimonio; o chi è nel lutto e cerca dei brani per affidare alla misericordia di Dio e alla preghiera della comunità la persona defunta. C’è una pagina della vocazione, in genere, all’inizio del cammino di ciascuno di noi. Per suo tramite, Dio ci chiama ancora, se la custodiamo, perché non si intiepidisca l’amore”.

Il papa ha ricordato poi ai preti che “lo Spirito di Gesù rimane silenzioso protagonista del nostro servizio. I poveri, prima degli altri, e i bambini, gli adolescenti, le donne e anche coloro che nel rapporto con la Chiesa sono stati feriti - ha spiegato - hanno il “fiuto” dello Spirito Santo: lo distinguono da altri spiriti mondani, lo riconoscono nella coincidenza in noi tra l’annuncio e la vita. Noi possiamo diventare una profezia adempiuta, e questo è bello. Il sacro Crisma, che oggi consacriamo, sigilla questo mistero trasformativo nelle diverse tappe della vita cristiana. E attenzione – ha aggiunto - mai scoraggiarsi, perché è un’opera di Dio. Credere, sì! Credere che Dio non fallisce con me! Dio non fallisce mai”.

Portare ai poveri un lieto messaggio, ai prigionieri la liberazione, ai ciechi la vista, la libertà agli oppressi, sono i segni che Gesù “continua a leggere nella biografia di ognuno di noi. Primariamente - ha spiegato - perché, fino all’ultimo giorno, è sempre Lui a evangelizzarci, a liberarci dalle prigioni, ad aprirci gli occhi, a sollevare i pesi caricati sulle nostre spalle. E poi perché, chiamandoci alla sua missione e inserendoci sacramentalmente nella sua vita, Egli libera anche altri attraverso di noi. In genere, senza che ce ne accorgiamo”. È “un ministero giubilare” che avviene “senza suonare il corno né la tromba: in una dedizione non gridata, ma radicale e gratuita. È il Regno di Dio, quello che narrano le parabole, efficace e discreto come il lievito, silenzioso come il seme”.

“Cari fedeli, popolo della speranza – ha concluso il papa - pregate oggi per la gioia dei sacerdoti. Venga a voi la liberazione promessa dalle Scritture e alimentata dai Sacramenti. Molte paure ci abitano e tremende ingiustizie ci circondano, ma un mondo nuovo è già sorto. Dio ha tanto amato il mondo da dare a noi il suo Figlio, Gesù. Egli unge le nostre ferite e asciuga le nostre lacrime".

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