Gerusalemme, tre morti e oltre 20 feriti: continua la terza “intifada dei coltelli”
Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) - Continua l’escalation di violenza e tensione in Israele, dove è in atto la “terza intifada”, cosiddetta “dei coltelli”, che ha trasformato vie e piazze in sangue e paura, con i mezzi pubblici nel mirino come avvenuto già nel 1987 e nel 2000. A Tel Aviv un palestinese ha accoltellato e ferito un passante, prima di essere bloccato da un gruppo di civili nell’area. La vittima non sarebbe ferita in modo grave, mentre l’aggressore - un giovane di 22 anni - è originario di Gerusalemme est ed è stato ricoverato in ospedale per le percosse subite dagli abitanti della zona teatro dell’assalto.
Si è trattato del 21mo episodio di accoltellamento dal 3 ottobre scorso in Israele, Gerusalemme e Cisgiordania, quando è iniziata la nuova rappresaglia. Il bilancio aggiornato degli scontri è di almeno tre morti e altri 20 israeliani feriti, in seguito ad attacchi multipli la maggior parte dei quali sferrati a colpi di coltello, il nuovo simbolo della rivolta palestinese.
A Gerusalemme est due attentatori palestinesi sono saliti su un autobus della linea 78 ad Armon Hanatziv e hanno iniziato a sparare e accoltellare i passeggeri, causando 16 feriti e otto dei quali in gravi condizioni. Pronto l’intervento della polizia, che ha ucciso i due assalitori. E ancora, in via Malchi Yisrael tre persone sono state ferite poco dopo l’assalto al bus.
Nella serata di ieri a Gaza dozzine di abitanti hanno sfondato la recinzione che segna il confine con Israele, per poi essere respinti dalle truppe con la Stella di David; due uomini sono stati feriti a colpi di arma da fuoco.
Negli episodi di accoltellamento sono coinvolti anche ragazzini e adolescenti, tanto che ieri negli attacchi a Gerusalemme tre dei cinque assalitori avevano meno di 18 anni. Il più giovane, Ahmed Mansara di Shoafat, ha solo 13 anni. Secondo gli esperti questa è una conferma di una risposta spontanea (e violenta) alla presenza israeliana, piuttosto che una organizzazione sistematica dietro gli attacchi.
Le accuse del Primo Ministro Benjamin Netanyahu verso il presidente palestinese Mahmoud Abbas e verso i parlamentari arabi di fomentare la rivolta sono “prive di fondamento”. E la politica dello sparare per uccidere adottata dalla polizia israeliana rischia di esacerbare ancora di più gli animi. In questo contesto, avvertono gli esperti, il circolo vizioso della violenza “sarà destinata a continuare”.
29/11/2016 08:55