Gerusalemme, il governo Bennett-Lapid potrebbe archiviare l’era Netanyahu
Battute finali per la possibile nascita di un esecutivo fra Yamina a Yesh Atid, con un sostegno che va dall’ultra-destra alla sinistra parlamentare. Un fronte che il premier ad interim definisce la “truffa del secolo”. Rabbino pacifista: Ancora non vi sono certezze sui numeri, necessario imporre un limite ai mandati.
Gerusalemme (AsiaNews) - Il primo ministro ad interim Benjamin Netanyahu parla di “truffa del secolo” e avverte di un imminente pericolo per la “sicurezza” della nazione, invitando gli elettori della destra a sconfessare l’accordo fra l’ultra-nazionalista Naftali Bennett e il centrista Yair Lapid. In realtà l’appello del 71enne premier appare più un estremo tentativo per salvare la propria leadership, mai come oggi in bilico in oltre 11 anni di potere, schiacciata dai processi per corruzione e dalla prospettiva di un governo di minoranza. Una coalizione che va dall’estrema destra agli arabi israeliani, che rischia di estromettere "Bibi" una volta per tutte dal governo del Paese ed esporlo agli attacchi del fronte giudiziario.
A inizio maggio il leader dell'opposizione Lapid ha ricevuto dal presidente Rivlin il mandato per cercare di raggiungere la maggioranza parlamentare - 61 seggi sui 120 in totale alla Knesset - e formare un nuovo governo, dopo il fallimento di Netanyahu. La scena politica israeliana, a poche settimane dalle quarte elezioni politiche in meno di due anni, resta dunque caratterizzata da profonda incertezza, alimentata dalla recente guerra-lampo a Gaza contro Hamas e dai focolai interni di violenza.
Gli oppositori di Netanyahu hanno tempo fino al 2 di giugno per raggiungere un accordo che avrebbe un valore storico, chiudendo forse per sempre un lungo capitolo della storia politica e istituzionale di Israele. Il premier ad interim ha attaccato Bennett, accusandolo di aver compiuto “molte giravolte” e che in campagna elettorale aveva assicurato “non avrebbe appoggiato Lapid”. “L’unica cosa che gli interessa - ha aggiunto - è di fare il premier. È scandaloso che con sei seggi si possa fare il premier. Gli israeliani che mi hanno scelto con 2 milioni e mezzo di voti volevano me” ha concluso, alimentando con queste ultime parole scontri e divisioni interne.
Intanto proseguono le trattative fra il movimento centrista Yesh Atid di Lapid e il partito di destra nazionalista Yamina, in vista della costruzione di un governo. Secondo The Times of Israel, il nuovo esecutivo voluto da Bennet intende “costruire il cambiamento” e archiviare per sempre l’era Netanyahu. “Intendo lavorare con tutte le mie forze - ha aggiunto - per costruire un governo di unità nazionale insieme al mio amico Lapid” per riportare Israele “sulla strada della giustizia”. Il leader ha ammesso che ci sono delle differenze, tuttavia “condividiamo la stessa determinazione” a lavorare insieme ”per il bene del Paese”.
Interpellato da AsiaNews Jeremy Milgrom, rabbino israeliano e membro dell’ong Rabbis for Human Rights, conferma il cauto ottimismo di parte dell’opinione pubblica, secondo cui si arriverà alla formazione di un nuovo governo “entro la settimana”. Ciò dipenderà però anche “da quanti membri del Parlamento lo sosterranno e non vi sono certezze sui numeri, mentre si sa già che Netanyahu farà di tutto per fermare questo scenario. E anche il presidente del Parlamento, vicino al premier ad interim, proverà qualche trucco per fermare il cambiamento”.
Secondo Milgrom “oggi vi sono più possibilità che in passato” di una uscita di scena di Netanyahu, ma “i giochi non sono ancora conclusi e non sarà facile farlo fuori”. Resta la prospettiva di una quinta tornata elettorale in due anni. Una soluzione, per il rabbino attivista, sarebbe quella di ”fissare un limite massimo” di mandati alla guida del Paese e questo sarà ”uno dei temi per il futuro” per scongiurare ulteriori fasi di incertezza come quella attuale, in cui “molti parlamentari, soprattutto interni al Likud, devono la loro carriera a Netanyahu e faranno di tutto per difenderne la posizione di leadership”.
Sugli sviluppi futuri pesano anche gli eventi delle ultime settimane, con la guerra a Gaza e i focolai interni di violenza in Israele (e Palestina). “Netanyahu - conclude rabbì Milgrom - ha cercato di convincere che tutto era sotto controllo, ma non era così. Inoltre la posizione del premier ad interim e del Paese sulla scena internazionale si sta indebolendo, soprattutto dopo la sconfitta elettorale di Trump e l’ascesa alla Casa Bianca del democratico Joe Biden. Pesano poi le vittime, in particolare i bambini, dei quali Netanyahu si deve assumere la responsabilità, perché quanto è successo nell’ultimo mese e mezzo era evitabile, ma nulla è stato fatto perché non accadesse”.
11/06/2021 11:26
03/06/2021 08:56