Gaza, l’esercito israeliano colpisce decine di ‘obiettivi militari’ di Hamas
I caccia hanno centrato droni, una fabbrica per la costruzione di razzi e “depositi militari”. È la peggior escalation militare dalla guerra del 2014. Netanyahu minaccia risposte “vigorose” agli attacchi. Dietro la ripresa del confronto militare di Hamas il possibile “coinvolgimento” dell’Iran. Ma vi sono dubbi.
Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) - L’esercito israeliano ha colpito altri 25 “obiettivi militari” di Hamas a Gaza, nel contesto di una serie di raid aerei sferrati in risposta al lancio di razzi e mortai dalla Striscia. Si tratta della peggior escalation militare nell’area dalla guerra del 2014. Tra gli obiettivi centrati dai caccia con la Stella di David vi sono droni, una fabbrica per la costruzione di razzi e “depositi militari”.
Secondo quanto riferiscono fonti israeliane, nella sola giornata di ieri sono stati colpiti oltre 35 obiettivi militari nell’enclave palestinese, cui si aggiungono quelli centrati nella notte. L’operazione è una risposta al lancio di più di 70 razzi e mortai caduti ieri in varie zone di Israele, che hanno causato il ferimento di tre soldati.
Al momento non vi sono notizie confermate di vittime o feriti nella Striscia di Gaza.
Sirene ed esplosioni si sono susseguite per tutta la serata di ieri e sono proseguite nella notte.
In queste ore un portavoce del Jihad islamico ha parlato di un accordo finalizzato al cessate il fuoco, per riportare la calma nell’area e portare sollievo alla popolazione. Tuttavia, l’esercito israeliano non ha voluto confermare, né smentire la notizia.
Lo scontro a fuoco di questi giorni fra israeliani e Hamas si inserisce nel solco delle proteste mortali e degli scontri divampati lungo il confine di Gaza.
Commentando le violenze di queste ore il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha sottolineato che “Israele prende molto sul serio gli attacchi sferrati” da Hamas e dal Jihad islamico “dalla Striscia di Gaza”. Egli ha quindi assicurato che l’esercito “risponderà con vigore a questi attacchi”.
Nei mesi scorsi Hamas, che governa da oltre 10 anni la Striscia, ha ripreso il controllo delle varie fazioni presenti sul territorio dopo un lungo periodo di malumori e divisioni interne. Dall’inizio delle manifestazioni per il 70mo anniversario della Nakba, i leader del movimento islamico hanno voluto mostrare un volto pacifico e popolare, rispettato da tutti i movimenti compreso il Jihad islamico.
Tuttavia, il ritorno all’azione militare di queste ore sembra indicare un cambio di rotta emerso peraltro nel corso di due interviste rilasciate il 16 e il 21 maggio scorso da Yahya Sinouar, leader di Hamas nella Striscia. Egli ha promesso che in caso di nuovi scontri, le sue brigate Ezzedine al-Qassam avrebbero riservato sorprese al “nemico sionista”. Analisti ed esperti spiegano che dietro questa svolta radicale vi potrebbe essere la mano dell’Iran, che ha fornito armi, denaro e tecnologia.
In realtà il sostegno militare iraniano ai movimenti estremisti della Striscia non è affatto certo e potrebbe essere un bluff dei vertici di Hamas, per mettere ulteriore pressione su Israele. I vertici dell’esercito israeliano non hanno escluso un “coinvolgimento” della Repubblica islamica, sottolineando l’origine iraniana delle armi utilizzate da Hamas.