06/05/2019, 08.57
ISRAELE - PALESTINA
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Gaza, cessate il fuoco fra Hamas e Israele: decine di vittime

La tregua giunta grazie alla mediazione dell’Egitto. In tre giorni sono partiti almeno 600 razzi dalla Striscia; Israele ha risposto con operazioni mirate che hanno colpito 260 obiettivi. Almeno 27 morti fra i palestinesi e quattro israeliani.Restano chiuse le scuole nel sud di Israele. Si tratta della peggiore escalation militare dalla guerra del 2014. 

Gaza (AsiaNews/Agenzie) - I leader palestinesi a Gaza hanno concordato un cessate il fuoco con Israele, che è entrato in vigore alle 4.30 di questa mattina, dopo una escalation di violenze nel fine settimana fra gruppi armati palestinesi e Israele. Secondo quanto riferiscono un funzionario di Hamas e un altro del gruppo della Jihad islamica, coinvolti nella trattativa, il blocco delle ostilità è frutto della mediazione dell’Egitto. Un responsabile del Cairo ha egli stesso confermato la tregua, mentre un portavoce dell’esercito con la stella di David non ha commentato la notizia. 

Il bilancio degli scontri iniziati nel pomeriggio del 3 maggio scorso - i più gravi dalla guerra di Gaza del 2014 - sono di 27 morti sul versante palestinesi, fra i quali un comandante delle truppe di terra, e di quattro vittime israeliane. Secondo l’esercito israeliano, in tre giorni sono partiti oltre 600 fra razzi e missili da gruppi miliziani della Striscia, 150 dei quali intercettati dal sistema difensivo israeliano “Cupola di ferro”. 

Israele ha replicato con una serie di operazioni mirate, che hanno colpito almeno 260 obiettivi - militari e non - nella Striscia. Fra questi vi sarebbe anche il palazzo che ospita i corrispondenti locali dell’agenzia turca Anadolu. Una operazione che ha provocato l’immediata protesta di Ankara. 

Fra le vittime palestinesi vi sono almeno 14 civili, fra le quali vi sono donne e un bambino. Sul fronte israeliano, tutte e quattro i morti sono civili.

A Ofakim, vicino Gaza, un razzo è caduto nel giardino di una abitazione; un altro ha centrato una locale scuola elementare. La pioggia di missili ha investito le comunità intorno alla Striscia di Gaza: fra queste Ashkelon, dove è stato colpito anche un ospedale, e Ashdod, fino a Beersheba, Beit Shemesh e Gedera.

Ad innescare le violenze il ferimento di due soldati israeliani da parte di un membro del jihad islamico, lungo il confine della Striscia. L’esercito israeliano ha risposto con un attacco che ha ucciso quattro palestinesi, due dei quali erano membri di Hamas. Il movimento estremista palestinese conta anche l’uccisione di un proprio comandante, il 34enne Hammed Ahmad al-Ghudari, colpito in un raid mirato contro di lui. Commentando l’operazione Ronen Manelis, portavoce dell’esercito israeliano, ha precisato che al-Ghudari era “responsabile del trasferimento di denaro dall’Iran alle organizzazioni terroristiche della striscia di Gaza”. 

All’alba, in seguito all’entrata in vigore del cessate il fuoco, si sono fermati i lanci di razzi da Gaza verso Israele e le operazioni dell’aviazione israeliana, che solo nella notte ha colpito 30 obiettivi. Tuttavia, nel sud di Israele le scuole restano chiuse in un raggio di 40 km dai confini della Striscia.

Commentando l’escalation di violenze, il presidente Usa Donald Trump ha confermato il sostegno “al 100%” a Israele, aggiungendo che “Gli atti terroristici contro Israele non porteranno nulla se non ulteriore miseria. Basta con la violenza e lavorare per la pace, ci può essere”. L’omologo francese Emmanuel Macron ha espresso “ferma condanna” per il lancio dei razzi di Gaza su Israele; al contempo ha auspicato che si fermi “il ciclo di violenze” e “la Francia sostiene la mediazione di Onu ed Egitto”.

Dal 30 marzo 2018 in concomitanza con l’inizio della “Marcia del ritorno”, la frontiera che separa la Striscia da Israele è stata teatro di ripetute manifestazioni da parte dei palestinesi. Essi protestavano contro il blocco alle merci imposto da Israele a Gaza [definita una prigione a cielo aperto] e per il riconoscimento di un diritto al rientro nelle loro case per i rifugiati palestinesi. Nel contesto delle proteste, in questi mesi si sono verificati numerosi episodi di violenza definiti una “vergogna” da attivisti israeliani, durante i quali sono state uccisi almeno 251 palestinesi (e due soldati israeliani). L’esercito afferma di colpire per proteggere la frontiera da incursioni e attacchi di miliziani armati. L’Onu non esclude “crimini di guerra” dei militari israeliani. 

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