Fujian, riprende l’incendio alla fabbrica chimica: 14mila evacuati
Pechino (AsiaNews) – Le autorità della provincia meridionale del Fujian hanno ordinato l’evacuazione di 14mila abitanti della zona di Gulei, dopo che la fabbrica di paraxilene di Zhanzhou ha preso fuoco per la terza volta in due giorni. Le squadre di soccorso avevano dichiarato l’incendio estinto lo scorso 7 aprile, ma le fiamme sono divampate di nuovo nella notte di ieri; dopo un secondo intervento, nel quale sono rimaste ferite 19 persone, avevano dato di nuovo il via libera. Questa notte l’incendio ha ripreso vigore e ha attaccato il quarto sito di stoccaggio del petrolio dell’industria.
Secondo alcuni esperti, l’incendio riprende vite perché la temperatura dei liquidi all’interno dei siti di stoccaggio del petrolio – i primi a prendere fuoco – è più alta del loro punto di infiammabilità: per questo, una volta che le schiume chimiche perdono vigore, il fuoco rinasce. Per cercare di prevenire almeno dei decessi, il governo ha proclamato una “zona di evacuazione” dal raggio di cinque chilometri.
Un residente racconta al South China Morning Post di essere stato svegliato dalla puzza e dalla luce delle fiamme: “Erano altissime e molto brillanti, sembravano bruciassero il cielo. Avevo paura che potesse esplodere qualcosa, quindi sono scappato con la mia famiglia”. Circa 10mila residenti sono ospitati nella contea di Zhangpu, gli altri si sono spostati in città vicine.
Il paraxilene è uno dei prodotti chimici più temuti dalla popolazione cinese, che con il tempo ha iniziato a manifestare in piazza per spingere il governo a spostarne gli impianti di produzione. Proprio la fabbrica esplosa doveva sorgere nel 2007 a Xiamen, sempre nel Fujian, ma un’imponente manifestazione durata giorni ha convinto le autorità a ripensarne l’ubicazione. Spostata a Zhangzhou, è già esplosa una prima volta due anni fa senza fare vittime. Nonostante questo, per il governo centrale, le fabbriche chimiche “sono del tutto sicure”.
Vi sono dubbi sul possibile impatto ambientale di questo nuovo disastro. Le autorità si sono affrettate a dichiarare che “non vi sono danni all’ambiente o all’ecosistema”, ma gli esperti – fra cui il direttore nazionale di Greenpeace – ritengono che siano necessari “almeno sei mesi” prima di stabilire i danni alla natura e alle falde acquifere.