24/12/2024, 20.53
VATICANO
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Francesco aprendo il Giubileo: ‘C’è speranza anche per ciascuno di noi’

Attraversando la Porta santa della basilica di San Pietro sulla sedia a rotelle il pontefice nella notte di Natale ha dato inizio all'Anno Santo 2025. "La speranza cristiana non è un lieto fine da attendere passivamente: è la promessa del Signore da accogliere qui e ora. Si apra un tempo nuovo per la Terra deturpata dalla logica del profitto, per i Paesi più poveri gravati da debiti ingiusti, per i prigionieri di vecchie e nuove schiavitù" 

Città del Vaticano (AsiaNews) - “Questa è la notte in cui Dio dice a ciascuno: c’è speranza anche per te, c’è speranza per ciascuno di noi, perché Dio perdona tutto”. Con queste parole papa Francesco, ha accompagnato questa sera l’apertura della Porta santa della basilica di San Pietro, il grande segno dell’Anno giubilare 2025 che la Chiesa cattolica inaugura in questo Natale. Un tempo straordinario di grazia e di misericordia, che dal 1300 ogni 25 anni scandisce il cammino delle comunità cattoliche di tutto il mondo e che vedrà milioni di pellegrini convergere a Roma fino al 6 gennaio 2026. Un tempo durante il quale papa Francesco invita a mettere al centro la virtù forse più difficile in questo nostro tempo, chiedendo a tutti di farsi “pellegrini di speranza”.

Ma questa speranza non si fonda sulle nostre forze. Nasce dall’evento che la notte di Natale annuncia: “Dio è disceso in mezzo a noi per rialzarci e riportarci nell’abbraccio del Padre”. Francesco stesso lo ha mostrato attraversando la Porta santa di San Pietro sulla sedia a rotelle, in un’immagine di fragilità potente quanto quella del 2015 a Bangui, nella Repubblica centrafricana, quanto in occasione del Giubileo straordinario della misericordia inaugurò un altro Anno santo in una terra insanguinata dalla guerra. Inoltre, in un’immagine eloquente della Chiesa sinodale, in questo primo atto del Giubileo 2025 il pontefice ha scelto per varcare la Porta Santa subito dopo di lui, prima ancora del lungo corteo di cardinali e vescovi, 54 rappresentanti del popolo di Dio di ogni continente, nei propri abiti tradizionali: tra loro anche una famiglia cinese e un’altra iraniana, mentre una delle preghiere dei fedeli - più tardi, durante la celebrazione - è stata letta in lingua vietnamita.

Un mondo unito intorno a Dio fattosi Bambino, che non nasconde però i drammi delle guerre di oggi. Anche nella notte del Giubileo papa Francesco ha voluto citare l’orrore dei “bambini mitragliati e delle bombe sulle scuole e sugli ospedali”. Nella basilica di San Pietro si è pregato in arabo il “mistero dell’Amore” perché “offra la sua pace al mondo intero, converta gli operatori di iniquità, conforti le sofferenze dei deboli”.

Francesco lo ha spiegato nella sua omelia: “La speranza cristiana non è un lieto fine da attendere passivamente: è la promessa del Signore da accogliere qui e ora, in questa terra che soffre e che geme”. “La speranza - ha aggiunto - ci chiede di non indugiare, di non trascinarci nelle abitudini, di non sostare nelle mediocrità e nella pigrizia. La speranza che nasce in questa notte non tollera l’indolenza del sedentario e la pigrizia di chi si è sistemato nelle proprie comodità; la speranza non ammette la falsa prudenza di chi non si sbilancia per paura di compromettersi e il calcolo di chi pensa solo a sé stesso; è incompatibile col quieto vivere di chi non alza la voce contro il male e contro le ingiustizie consumate sulla pelle dei più poveri. Al contrario, la speranza cristiana, mentre ci invita alla paziente attesa del Regno che germoglia e cresce, esige da noi l’audacia di anticipare oggi questa promessa, attraverso la nostra responsabilità e anche attraverso la nostra compassione”.

L’invito del Giubileo a riscoprire la gioia dell’incontro con il Signore non è solo un richiamo al rinnovamento spirituale. “Ci impegna nella trasformazione del mondo - ha detto il pontefice - perché questo diventi davvero un tempo giubilare: lo diventi per la nostra madre Terra, deturpata dalla logica del profitto; lo diventi per i Paesi più poveri, gravati da debiti ingiusti; lo diventi per tutti coloro che sono prigionieri di vecchie e nuove schiavitù”.

Di qui l’invito rivolto a ciascuno “a portare speranza là dove è stata perduta: dove la vita è ferita, nelle attese tradite, nei sogni infranti, nei fallimenti che frantumano il cuore; nella stanchezza di chi non ce la fa più, nella solitudine amara di chi si sente sconfitto, nella sofferenza che scava l’anima; nei giorni lunghi e vuoti dei carcerati, nelle stanze strette e fredde dei poveri, nei luoghi profanati dalla guerra e dalla violenza”. Il Giubileo si apre “perché a tutti sia donata la speranza del Vangelo, la speranza dell’amore, la speranza del perdono”.

“Sorella, fratello - ha concluso Francesco - in questa notte è per te che si apre la ‘porta santa’ del cuore di Dio. Gesù, Dio-con-noi, nasce per te, per noi, per ogni uomo e ogni donna. E con Lui fiorisce la gioia, con Lui la vita cambia, con Lui la speranza non delude”.

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