Fine dei raid aerei sauditi in Yemen. Teheran: aiuti umanitari e soluzione politica
Sana’a (AsiaNews/Agenzie) - Il ministro iraniano degli Esteri ha invocato la necessità di “assistenza umanitaria urgente” in Yemen, a conclusione dei raid aerei lanciati dalla coalizione araba guidata dall’Arabia Saudita contro i ribelli sciiti Houthi. Mohammad Javad Zarif ha accolto come “positiva” la decisione di Riyadh e chiede al contempo un round di colloqui per la formazione di un nuovo governo. Nelle scorse settimane i sunniti sauditi hanno a più riprese accusato l’Iran, la grande potenza sciita della regione mediorientale, di sostenere - anche a livello militare - i ribelli Houthi; accuse che Teheran ha sempre respinto al mittente.
Il capo della Difesa saudita ha confermato che ora gli sforzi si spostano dal piano militare al tentativo di ricerca di una “soluzione politica” alla crisi. Tuttavia, la forza militare resta ancora un’opzione valida in caso di necessità.
In risposta, il ministro iraniano degli Esteri in un tweet ha sottolineato gli “sviluppi positivi” in Yemen, cui deve seguire “assistenza umanitaria” con la massima urgenza, un “dialogo” fra le varie fazioni e un governo in grado di assumere il comando del Paese.
In queste ore è riapparso in pubblico anche l’ex presidente Abdrabbuh Mansour Hadi che, in un discorso alla televisione, ha ringraziato gli alleati sauditi per il sostegno. “Esprimo la mia più profonda gratitudine e rispetto - ha detto Hadi - ai nostri fratelli arabi e musulmani, e agli amici che hanno preso parte a questa alleanza strategica a nome e per conto del popolo yemenita”.
Nei prossimi giorni dovrebbe prendere il via una nuova operazione che è chiamata a proteggere i civili, provvedere alla distribuzione di aiuti umanitari e rilanciare i colloqui di pace fra le varie fazioni in lotta. Su questi punti convergono sia Riyadh che Teheran, nel tentativo di mettere la parola fine a una guerra che, secondo fonti dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ha causato in quattro settimane la morte di 944 persone e il ferimento di altre 3.487.
I vertici della coalizione confermano però che resterà in vigore il blocco navale sullo Yemen e si continueranno a colpire i ribelli sciiti Houthi in caso di movimenti o attacchi.
Sul piano economico, all’annuncio della fine delle operazioni militari da parte dell’Arabia Saudita si è subito registrato un calo nei prezzi del petrolio che, da fine marzo data di inizio dei raid aerei della coalizione, era aumentato fino a 6 dollari al barile. Ora il prezzo del greggio è sceso del 2,2% assestandosi a quota 62,08 dollari al barile.
Dal gennaio scorso lo Yemen è teatro di un sanguinoso conflitto interno che vede opposte la leadership sunnita, sostenuta dall’Arabia Saudita, e i ribelli sciiti Houthi, vicini all’Iran. A inizio anno i ribelli hanno assunto il controllo della capitale Sana’a e posto agli arresti domiciliari l’ultimo presidente Hadi. Nel mese di febbraio egli è però riuscito a fuggire, rifugiandosi nella cittadina portuale di Aden nel sud del Paese. A fine marzo egli ha deciso di abbandonare lo Yemen e cercare rifugio all’estero, in concomitanza con l’offensiva dei ribelli Houthi - sostenuti da unità dell’esercito vicine all’ex presidente Ali Abdullah Saleh - giunte alla periferia di Aden. Da qui la decisione della coalizione araba, a guida saudita, di intervenire con raid aerei.
06/10/2016 11:23