Elezioni a Jakarta: la carica di governatore si deciderà al ballottaggio
Al primo turno il governatore uscente “Ahok”, cristiano e al centro di una vicenda di blasfemia, ha conquistato il 43% dei voti. Il rivale islamico Baswedan si è fermato poco sotto la soglia del 40%. Decisivo il 17% dei voti conquistato dal figlio maggiore dell’ex presidente Yudhoyono. Il voto si è svolto senza incidenti. Attesa per il ballottaggio del 19 aprile.
Jakarta (AsiaNews) - Si deciderà al secondo turno la corsa per la carica di governatore di Jakarta, perché nessun candidato ha ottenuto il 50% dei voti necessari per conquistare la carica alla prima votazione. Secondo i dati (non ufficiali) emersi in queste ore, il governatore uscente Basuki “Ahok” Tjahaja Purnama - a processo per un presunto caso di blasfemia che ha polarizzato la campagna elettorale - ha ottenuto il 43% dei voti. Il principale oppositore Anies Rasyid Baswedan, leader di un partito islamico e conservatore, ha totalizzato poco meno del 40%.
Analisti ed esperti sottolineano che a decidere l’esito finale del voto, al ballottaggio, sarà il pacchetto di voti conquistato al primo turno dal terzo candidato. Si tratta di Agus Harimurti Yudhoyono, anch’egli un musulmano e figlio maggiore dell’ex presidente Susilo, che ha totalizzato il 17%. Se gli elettori decideranno in base a simpatie “religiose”, questa scelta dovrebbe favorire Baswedan ma non vi sono certezze e la partita resta aperta.
I risultati ufficiali del primo turno dovrebbero essere diffusi entro la fine del mese. Il ballottaggio fra “Ahok” e il rivale del partito islamico è in programma per il prossimo 19 aprile.
Ieri non si è votato solo a Jakarta, ma in 101 distretti regionali sparsi per tutto il Paese (Pilkada). Una tornata elettorale che ha evidenziato le profonde divisioni etniche confessionali, che hanno finito per oscurare i reali problemi socio-economici che affliggono la nazione.
Purnama, meglio conosciuto col soprannome di “Ahok”, è stato il primo cristiano di etnia cinese a essere eletto governatore della capitale in oltre 50 anni. Egli era il vice dell’attuale presidente indonesiano Joko “Jokowi” Widodo e lo ha sostituito quando quest’ultimo ha deciso di concorrere per la carica più alta del Paese.
Tuttavia, nei mesi scorsi la frangia estremista islamica ha montato una campagna diffamatoria - con attacchi razzisti e violente proteste - contro il governatore uscente, finito a processo per insulto alla fede islamica. Sostenuto dal presidente Widodo, in questi anni egli si è distinto per la lotta alla corruzione, i tentativi di contrastare il traffico perennemente congestionato della capitale, la lotta al vizio, oltre che il rafforzamento dei settori della sanità e dell’istruzione. Fra i più feroci oppositori di questi ultimi mesi il partito dell’ex presidente Susilo Bambang Yudhoyono, il cui figlio maggiore ha concorso alla carica di governatore.
In un contesto di tensioni e divisioni va però sottolineato che il voto si è svolto in un clima sereno e senza incidenti di sorta. Polizia e forze di sicurezza, in stato di allerta, hanno presidiato i seggi per scongiurare possibili scontri fra le parti. Da segnalare le lamentele di alcuni elettori a Jakarta, che in un primo momento non hanno potuto votare per le lunghe code e, nel pomeriggio, perché erano esaurite le schede elettorali.
Per molti in questo voto non si gioca solo la partita per la carica di governatore, ma è in ballo anche il futuro di “unità nella diversità” che è alla base della moderna Indonesia. In un contesto sempre più polarizzato emerge con forza crescente la frangia estremista islamica che aspira a conquistare il potere sia a livello locale, che sul piano nazionale. Da qui il richiamo nei giorni scorsi dei vescovi e dei leader cattolici indonesiani che hanno chiesto di votare per figure “nazionaliste” che hanno a cuore la pluralità e la ricchezza multiculturale del Paese.
07/02/2017 11:37