Dopo l’attacco di Tel Aviv Israele riapre i valichi di accesso con la Cisgiordania e Gaza
Nella notte la riapertura delle aree di transito, dopo un blocco di tre giorni in seguito all’attentato di Tel Aviv. Restano in vigore i controlli di sicurezza a Yatta, villaggio natale dei due assalitori. La chiusura è coincisa con la festa ebraica di Shavuot. Resta alta la tensione nell’area.
Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) - Israele ha riaperto i valichi di accesso ai palestinesi in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, dopo una chiusura di tre giorni imposta all’indomani dell’attacco a Tel Aviv. La conferma è arrivata nel pomeriggio di ieri da un portavoce dell’esercito, secondo cui le aree di transito sono di nuovo accessibili dalla notte. Tuttavia, restano in vigore i “controlli di sicurezza” a Yatta, villaggio palestinese nei pressi di Hebron, in Cisgiordania, luogo da cui provenivano i due assalitori autori dell’attentato.
La sera dell’8 giugno due palestinesi di circa 20 anni hanno aperto il fuoco in un quartiere commerciale nel centro di Tel Aviv, uccidendo quattro persone e ferendone almeno cinque. In risposta, il governo ha inasprito i controlli, blindato i confini e secretato l’inchiesta, che prosegue nel riservo più assoluto.
Inoltre, il neo-ministro della Difesa Avigdor Lieberman ha ordinato che non siano più restituiti alle loro famiglie i corpi dei palestinesi deceduti durante i tentativi di attacco in territorio israeliano.
Nel fine settimana Israele ha chiuso anche i confini e i valichi di accesso con Cisgiordania e Gaza, imponendo ai palestinesi il divieto di ingresso in Israele e Gerusalemme Est. Con l’eccezione del primo venerdì di Ramadan, quando Israele ha permesso a migliaia di musulmani palestinesi di visitare la moschea di Al-Aqsa per la preghiera.
La chiusura imposta dal governo israeliano è coincisa con la festa ebraica di Shavuot; in concomitanza con le principali festività, allorché un gran numero di persone si riunisce in uno stesso luogo per pregare, le autorità dispongono la chiusura dei valichi come misura preventiva contro gli attacchi palestinesi.
Dall’ottobre scorso, dopo una serie di provocazioni di ebrei ultra-ortodossi che sono andati a pregare sulla Spianata delle moschee, si sono moltiplicati incidenti e scontri in Israele e nei territori palestinesi, nel contesto della cosiddetta “intifada dei coltelli”. Finora sono stati uccisi almeno 207 palestinesi, 32 israeliani, due americani, un sudanese e un eritreo.
La maggior parte dei palestinesi è stata uccisa mentre tentava di accoltellare o colpire con armi o con l’auto passanti o soldati. Altri sono stati uccisi nel corso di manifestazioni o scontri con i militari.