Dieci anni di parole di papa Francesco all’Asia
Dalla Corea al Kazakistan, dalle vittime del tifone Yolanda ai Rohingya, da Madre Teresa a Matteo Ricci: all'Asia in questi dieci anni Bergoglio ha dedicato un'attenzione costante. Nel decimo anniversario della sua elezione abbiamo scelto di sottolinearlo con dieci brani tratti da discorsi, omelie e interviste in cui il pontefice si è rivolto direttamente ai popoli del continente.
Milano (AsiaNews) - Ricorrono in queste ore i dieci anni dall’elezione a successore di Pietro di papa Francesco, avvenuta il 13 marzo 2013. Tra i tanti volti di questi dieci anni di pontificato uno molto significativo è l’attenzione costante ai popoli dell’Asia: papa Francesco li ha ripetutamente visitati, ha ricordato spesso la testimonianza dei loro martiri, si è chinato sulle ferite di oggi, dal “piccolo gregge” delle sue Chiese ha scelto tanti nuovi cardinali. Vogliamo riassumere questo sguardo con dieci brani di altrettanti discorsi che abbiamo scelto attingendo dai viaggi che hanno portato papa Francesco in Asia e da alcuni altri gesti o momenti significativi di questi dieci anni. Parole che abbracciano idealmente le sfide che tutto il continente oggi vive.
Corea: testimoni convincenti di riconciliazione
“Abbiate fiducia nella potenza della croce di Cristo! Accogliete la sua grazia riconciliatrice nei vostri cuori e condividetela con gli altri! Vi chiedo di portare una testimonianza convincente del messaggio di riconciliazione di Cristo nelle vostre case, nelle vostre comunità e in ogni ambito della vita nazionale. Ho fiducia che, in uno spirito di amicizia e di cooperazione con gli altri cristiani, con i seguaci di altre religioni e con tutti gli uomini e le donne di buona volontà che hanno a cuore il futuro della società coreana, voi sarete lievito del Regno di Dio in questa terra. Allora le nostre preghiere per la pace e la riconciliazione saliranno a Dio da cuori più puri e, per il suo dono di grazia, otterranno quel bene prezioso a cui tutti aspiriamo”.
Seoul, Messa per la pace e la riconciliazione, 18 agosto 2014
Sri Lanka: rispetto e schiettezza nel dialogo tra le religioni
“Nel Concilio Vaticano II la Chiesa cattolica ha dichiarato il proprio rispetto profondo e duraturo per le altre religioni. È in questo spirito di rispetto che la Chiesa cattolica desidera collaborare con voi e con tutte le persone di buona volontà, nel ricercare la prosperità di tutti gli srilankesi. Ma, come insegna l’esperienza, perché il dialogo e l’incontro sia efficace, deve fondarsi su una presentazione piena e schietta delle nostre rispettive convinzioni. Certamente tale dialogo farà risaltare quanto siano diverse le nostre credenze, tradizioni e pratiche. E tuttavia, se siamo onesti nel presentare le nostre convinzioni, saremo in grado di vedere più chiaramente quanto abbiamo in comune. Nuove strade si apriranno per la mutua stima, cooperazione e anche amicizia”.
Colombo, incontro interreligioso, 13 gennaio 2015
Filippine: Gesù sulla croce e le vittime delle catastrofi naturali
“Quando ho visto da Roma questa catastrofe, ho sentito che dovevo venire qui. Sono qui per dirvi che Gesù è il Signore, che Gesù non delude. ‘Padre – mi può dire uno di voi – a me ha deluso perché ho perso la casa, ho perso la mia famiglia, ho perso quello che avevo, sono malato…’. È vero questo che mi dici, e io rispetto i tuoi sentimenti; ma Lo vedo lì inchiodato, e da lì non ci delude. Molti di voi si sono domandati guardando Cristo: ‘Perché Signore?’. E ad ognuno il Signore risponde nel cuore, dal suo cuore. Io non ho altre parole da dirvi. Guardiamo Cristo: Lui è il Signore, e Lui ci comprende perché è passato per tutte le prove che ci hanno colpito”.
Tacloban, Messa con le vittime del tifone Yolanda, 17 gennaio 2015
Cina: con Matteo Ricci in dialogo con la cultura di questo grande Paese
“L'esperienza di Matteo Ricci ci insegna che è necessario dialogare con la Cina, perché è un concentrato di saggezza e di storia. È una terra benedetta da molti doni. E la Chiesa cattolica, che ha tra i suoi doveri quello di rispettare tutte le civiltà, prima di questa civiltà, direi, ha il dovere di rispettarla con la "R" maiuscola. Quando ho attraversato la Cina per la prima volta, in aereo mi hanno detto: ‘Tra dieci minuti entreremo nello spazio aereo cinese e le manderemo il suo saluto’. Confesso che mi sono sentito molto emozionato, cosa che di solito non mi succede. Mi ha commosso volare sopra questa grande ricchezza di cultura e saggezza”.
Intervista ad AsiaTimes, 2 febbraio 2016
India: in Madre Teresa l'esempio dell'amore cristiano gratuito e libero
“Madre Teresa, in tutta la sua esistenza, è stata generosa dispensatrice della misericordia divina, rendendosi a tutti disponibile attraverso l’accoglienza e la difesa della vita umana, quella non nata e quella abbandonata e scartata. La sua missione nelle periferie delle città e nelle periferie esistenziali permane ai nostri giorni come testimonianza eloquente della vicinanza di Dio ai più poveri tra i poveri. Questa instancabile operatrice di misericordia ci aiuti a capire sempre più che l’unico nostro criterio di azione è l’amore gratuito, libero da ogni ideologia e da ogni vincolo e riversato verso tutti senza distinzione di lingua, cultura, razza o religione”.
Roma, Canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta, 4 settembre 2016
Myanmar: il futuro deve essere la pace, fondata sullo stato di diritto
“Il futuro del Myanmar dev’essere la pace, una pace fondata sul rispetto della dignità e dei diritti di ogni membro della società, sul rispetto di ogni gruppo etnico e della sua identità, sul rispetto dello stato di diritto e di un ordine democratico che consenta a ciascun individuo e ad ogni gruppo – nessuno escluso – di offrire il suo legittimo contributo al bene comune. Nel grande lavoro della riconciliazione e dell’integrazione nazionale, le comunità religiose del Myanmar hanno un ruolo privilegiato da svolgere. Le differenze religiose non devono essere fonte di divisione e di diffidenza, ma piuttosto una forza per l’unità, per il perdono, per la tolleranza e la saggia costruzione del Paese”.
Naypyidaw, discorso alle autorità e alla società civile, 28 novembre 2017
Bangladesh: Dio oggi si chiama Rohingya
“Cari fratelli e sorelle, noi tutti vi siamo vicini. È poco quello che noi possiamo fare perché la vostra tragedia è molto grande. Ma facciamo spazio nel nostro cuore. A nome di tutti, di quelli che vi perseguitano, di quelli che hanno fatto del male, soprattutto per l’indifferenza del mondo, vi chiedo perdono. Perdono. Tanti di voi mi avete detto del cuore grande del Bangladesh che vi ha accolto. Adesso io mi appello al vostro cuore grande perché sia capace di darci il perdono che chiediamo. Non chiudiamo i cuori, non guardiamo dall’altra parte. La presenza di Dio, oggi, anche si chiama ‘Rohingya’. Ognuno di noi, dia la propria risposta”.
Dhaka, parole a un gruppo di profughi Rohingya, 1 dicembre 2017
Thailandia: le Chiese dell’Asia non dimentichino che sono stati i laici a evangelizzarle
“Non perdiamo di vista il fatto che molte delle vostre terre sono state evangelizzate da laici. Non clericalizziamo la missione, per favore; e tanto meno clericalizziamo i laici. Questi laici hanno avuto la possibilità di parlare il dialetto della gente, esercizio semplice e diretto di inculturazione non teorica né ideologica, ma frutto della passione del condividere Cristo. Il santo Popolo fedele di Dio possiede l’unzione del Santo che siamo chiamati a riconoscere, ad apprezzare e diffondere. Non perdiamo questa grazia di vedere Dio che agisce in mezzo al suo popolo: come lo ha fatto prima, lo fa ancora e continuerà a farlo”.
Bangkok, incontro con i vescovi della Thailandia e della Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia, 22 novembre 2019
Giappone: le armi nucleari sono un attentato continuo che grida al cielo
“In questa città, che è testimone delle catastrofiche conseguenze umanitarie e ambientali di un attacco nucleare, non saranno mai abbastanza i tentativi di alzare la voce contro la corsa agli armamenti. Questa infatti spreca risorse preziose che potrebbero invece essere utilizzate a vantaggio dello sviluppo integrale dei popoli e per la protezione dell’ambiente naturale. Nel mondo di oggi, dove milioni di bambini e famiglie vivono in condizioni disumane, i soldi spesi e le fortune guadagnate per fabbricare, ammodernare, mantenere e vendere le armi, sempre più distruttive, sono un attentato continuo che grida al cielo”.
Nagasaki, Discorso sulle armi nucleari, 24 novembre 2019
Kazakistan: c’è una grazia nell’essere come Chiesa un piccolo gregge
“Davanti alle tante sfide della fede, così come dinanzi ai problemi e alle fatiche della vita e guardando ai propri numeri, nella vastità di un Paese come questo, ci si potrebbe sentire ‘piccoli’ e inadeguati. Eppure, se adottiamo lo sguardo speranzoso di Gesù, facciamo una scoperta sorprendente: il Vangelo dice che essere piccoli, poveri in spirito, è una beatitudine, la prima beatitudine (cfr Mt 5,3), perché la piccolezza ci consegna umilmente alla potenza di Dio e ci porta a non fondare l’agire ecclesiale sulle nostre capacità. E questa è una grazia! Lo ripeto: c’è una grazia nascosta nell’essere una Chiesa piccola, un piccolo gregge; invece che esibire le nostre forze, i nostri numeri, le nostre strutture e ogni altra forma di rilevanza umana, ci lasciamo guidare dal Signore e ci poniamo con umiltà accanto alle persone. Ricchi di niente, poveri di tutto, camminiamo con semplicità, vicini alle sorelle e ai fratelli del nostro popolo, portando nelle situazioni della vita la gioia del Vangelo”.
Astana, incontro con i vescovi, i sacerdoti e gli operatori pastorali, 15 settembre 2022
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