Dialoghi di pace: Damasco esclude l’ipotesi di colloqui “diretti” con le opposizioni
Il rappresentante del governo siriano esclude la possibilità nel futuro prossimo di incontri diretti con i leader dell’Hnc. Per Bashar al-Jaafari sono terroristi e non rappresentano “in modo adeguato” tutto il fronte delle opposizioni. L’inviato speciale Onu de Mistura alla ricerca di un terreno comune di confronto.
Ginevra (AsiaNews/Agenzie) - I rappresentanti del governo siriano, impegnati nel terzo giorno dei colloqui di pace a Ginevra sotto l’egida delle Nazioni Unite, hanno escluso la possibilità - nell’immediato futuro - di incontri “diretti” con il fronte delle opposizioni. In precedenza i portavoce dell’Alto comitato per i negoziati (Hnc), la più importante fazione ribelle e sostenuta dai sauditi, nell’incontro con il rappresentante speciale Onu Staffan de Mistura si era detta disponibile a trattative faccia a faccia. Tuttavia, ieri il negoziatore capo di Damasco Bashar al-Jaafari ha stroncato sul nascere la possibilità, definendo le opposizioni dei terroristi.
Al termine del secondo incontro con l’inviato speciale delle Nazioni Unite, Jaafari ha escluso in modo categorico la possibilità di partecipare a colloqui diretti con il negoziatore capo delle opposizioni Mohammed Alloush, membro del gruppo ribelle Jaysh al-Islam. Secondo i rappresentanti di Damasco Alloush appartiene a un’organizzazione terrorista che ha “bombardato ambasciate” e “ucciso studenti di ingegneria”; egli ha chiesto, senza spiegare, che il rappresentante delle opposizioni “chieda scusa per quanto detto in precedenza e si ritiri”. Infine ha messo in dubbio la legittimità dell’Hnc, perché non rappresenterebbe “in modo adeguato” il fronte delle opposizioni.
Il netto rifiuto opposto da Jaafari alla possibilità di incontri faccia a faccia mostra come, a dispetto dei progressi iniziali, restino forti difficoltà e resistenze nelle trattative. Analisti ed esperti ritengono che il governo siriano sia rimasto “scottato” dalla decisione di Mosca di iniziare il ritiro della “maggior parte” delle proprie truppe sul terreno. I vertici governativi affermano che è una decisione congiunta di Damasco e del Cremlino, ma è evidente che la mossa ha colto di sorpresa il presidente siriano Bashar al-Assad.
Nel frattempo l’inviato speciale Onu de Mistura ricorda alle parti che i colloqui rivestono ormai un “carattere di urgenza” per una serie di motivi ben specifici. Fra questi la crisi dei profughi che ha colpito diversi Paesi della regione (Giordania e Libano su tutti) e ha ormai investito anche l’Europa, incapace di proporre soluzioni adeguate; la decisione di cui sopra della Russia di smobilitare parte del proprio esercito sul terreno di battaglia; la presenza, ancora ben radicata sul terreno, dei jihadisti dello Stato islamico (SI), che rappresentano una minaccia da debellare.
De Mistura ha inoltre affermato che, nei prossimi giorni, cercherà di “metabolizzare” le proposte scritte presentate in questi primi giorni di colloqui da governo e opposizioni, nel tentativo di trovare un terreno comune di confronto, se non di intesa. Tuttavia, il compito resta arduo e il futuro del presidente Assad resta lo scoglio principale da superare e sul quale finora si è arenata ogni trattativa fra le parti. Per l’Hnc le sue dimissioni sono essenziali per l’inizio di un periodo di transizione politica; Damasco esclude in modo categorico un trasferimento dei poteri, definendo la questione della presidenza una “linea rossa” che non si può superare.
15/03/2016 09:58
10/03/2016 08:35