21/03/2025, 13.08
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Delhi punta sull’autosufficienza militare, ma per ora è il secondo importatore mondiale di armi

Anche se l'approvigionamento di equipaggiamenti militari dall’estero calano del 9% grazie alla crescita dell’industria locale, l’India resta il secondo acquirente globale dopo l’Ucraina. Mosca resta il principale fornitore, ma Delhi guarda sempre più a Francia, Israele e Stati Uniti. Intanto il governo accelera sui progetti di produzione nazionale.

New Delhi (AsiaNews) - Mentre il ministero della Difesa indiano cerca l’approvazione per ridurre le tempistiche di acquisto di equipaggiamenti militari dall’estero (sperando di passare da due anni a sei mesi), il comitato governativo per la sicurezza, presieduto dal primo ministro Narendra Modi, ha firmato un nuovo accordo per la produzione locale di armamenti, un’intesa che rientra nel progetto del premier di rendere l’India autosufficiente dal punto di vista militare. Tuttavia, l’India, al momento, si conferma secondo importatore mondiale di armi pesanti dopo l’Ucraina, con una quota dell’8,3% delle importazioni globali, in base all’ultimo rapporto dell’Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma (SIPRI). Tra i maggiori importatori seguono poi il Qatar, l’Arabia Saudita e il Pakistan.

Mentre per l’Ucraina l’impennata di importazioni è legata alla guerra contro la Russia, l’India, rispetto al quinquennio 2015-2019, ha in realtà visto calare le proprie importazioni del 9,3%, prevalentemente grazie alla crescita della produzione bellica interna. 

Nonostante i rapporti tra India e Russia continuino a essere tutto sommato buoni, il SIPRI ha osservato un netto spostamento verso fornitori occidentali nei contratti più recenti. Sebbene Mosca resti il partner principale, la percentuale di esportazioni verso Delhi è andata calando: dal 72% del 2010-14 al 55% del 2015-2019 fino al 36-38% nel periodo 2020-2024.

In parallelo, l’India ha diversificato gli acquisti, aumentando le importazioni di armi da Francia, Israele e Stati Uniti, ma anche dalla Corea del Sud e dal Sudafrica. Tra i contratti principali figurano l’acquisto di 36 jet da combattimento Rafale e sei sottomarini classe Scorpene dalla Francia, con in via di definizione ulteriori intese per 26 Rafale-M e altri tre sottomarini.

Secondo Mathew George, direttore del programma SIPRI, “i nuovi dati sui trasferimenti di armi riflettono chiaramente il riarmo in corso tra gli Stati europei in risposta alla minaccia della Russia”. Ma anche in Asia si osservano dinamiche interessanti: “Alcuni grandi importatori di armi, tra cui Arabia Saudita, India e Cina, hanno registrato un forte calo dei volumi d’importazione per una serie di motivi, nonostante l’alta percezione della minaccia nelle loro regioni”.

La Cina per la prima volta dal 1990-1994 è uscita dai dieci maggiori importatori, grazie all’espansione della propria industria di difesa interna, mentre il Pakistan ha visto un aumento del 61% nelle proprie importazioni, fornite per la maggior parte proprio dall’alleata Cina. Oggi India, Pakistan, Giappone e Australia assorbono complessivamente il 33% delle importazioni globali, seguite da Europa (28%), Asia occidentale (27%), Americhe (6,2%) e Africa (4,5%).

Nonostante i progressi nell’industria locale e gli accordi di esportazione, l’India non figura ancora tra i primi 25 esportatori mondiali di armi. Il mese scorso Delhi ha organizzato Aero India, una fiera sulle ultime tecnologie militari e aerospaziali a cui hanno partecipato 900 espositori da 90 Paesi insieme ai ministri della Difesa di oltre 30 nazioni. “Mentre un decennio fa il 65-70% delle attrezzature per la difesa veniva importato, oggi quasi la stessa percentuale di armi viene prodotta sul suolo indiano”, ha detto durante il discorso di inaugurazione il ministro della Difesa, Rajnath Singh. Per raggiungere l’ “Aatmanirbharta” (autosufficienza) il governo indiano negli ultimi anni ha adottato una serie di misure, tra cui l’imposizione di divieti di importazione graduali su diversi tipi di armi e sistemi, la creazione di un budget separato per l’acquisto di hardware militare prodotto localmente e l’aumento degli investimenti diretti esteri dal 49% al 74%.

Secondo l’analista militare Ajai Shukla, ora Stati Uniti e Russia si contendono la fornitura di oltre 100 caccia di medie dimensioni all’Aeronautica militare indiana. Ma per l’esperto l’India, in realtà, può permettersi solo un modesto arsenale, nonostante il bilancio annuale ha stanziato per la difesa si di 6.812 miliardi di rupie (78,4 miliardi di dollari), pari all’1,91% del prodotto interno lordo (PIL), e più di quanto sia stato dedicato allo sviluppo rurale (2.668 miliardi di rupie), allo sviluppo urbano (967,77 miliardi di rupie), all’assistenza sanitaria (983,11 miliardi di rupie), all’istruzione (1.286 miliardi di rupie) e all’energia (811,74 miliardi di rupie).

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