Da Washington pioggia di milioni ad Hanoi per l’acquisto di navi militari in chiave anti-cinese
Hanoi (AsiaNews/Agenzie) - Gli Stati Uniti sono pronti a stanziare decine di milioni di euro al Vietnam, per aiutare Hanoi nell’acquisto di navi militari per pattugliare le acque contese nella regione dell’Asia-Pacifico. La conferma arriva dal segretario americano alla Difesa Ash Carter, il quale promette l’invio di una prima trance da 18 milioni di dollari. L’annuncio è arrivato nel corso di una visita a bordo di una imbarcazione della guardia costiera vietnamita, colpita in passato da navi della marina di Pechino durante una scontro nelle acque del mar Cinese meridionale.
Il capo del Pentagono è impegnato in una visita di 11 giorni in diversi Paesi dell’Asia-Pacifico, incentrata sui temi della difesa e della sicurezza nella regione. Egli ha visitato il quartier generale della marina e della guardia costiera vietnamita, prima di salire a bordo dell’imbarcazione della “discordia”. Per Carter è il secondo viaggio in Asia dall’assunzione dell’incarico a inizio anno, a conferma dell’attenzione della Casa Bianca per il continente.
Da qualche tempo Washington e Hanoi, protagonisti negli anni ’70 di una sanguinosa guerra in Indocina, hanno riallacciato i legami economici e militari, con la vendita di armi e una partnership strategica in diversi settori. “Dobbiamo modernizzate la collaborazione” ha dichiarato l’alto funzionario Usa, secondo cui “dopo 20 anni, possiamo fare molte cose assieme”.
Nel contesto della visita in Vietnam, Carter e l’omologo vietnamita Phung Quang Thanh, numero due del Partito comunista locale, hanno inoltre sottoscritto una “Visione programmatica congiunta” che guiderà la cooperazione militare fra i due Paesi, un tempo grandi rivali.
Da tempo Hanoi - e Manila, che per prima ha promosso una vertenza internazionale al tribunale Onu, non vincolante - manifestano crescente preoccupazione per "l'imperialismo" di Pechino nei mari meridionale e orientale. Il governo cinese rivendica una fetta consistente di oceano, che comprende le Spratly e le Paracel, isole contese da Vietnam, Taiwan, Filippine, Brunei e Malaysia (quasi l'85% dei territori).
A sostenere i Paesi del Sud-Est asiatico vi sono anche gli Stati Uniti, che hanno giudicato "illegale" e "irrazionale" la cosiddetta "lingua di bue" usata da Pechino per marcare il territorio, fino a comprenderne quasi l'80% dei 3,5 milioni di kmq.
L’egemonia riveste un carattere strategico per lo sfruttamento di petrolio e gas naturale nel fondo marino, in un'area dell'Asia-Pacifico di elevato interesse economico e geopolitico con un volume totale di affari superiore ai 5mila miliardi di dollari.