Da Lahore un ‘caravan per la pace’ contro il terrorismo
Il corteo toccherà varie città pakistane e si concluderà a Hyderabad il 13 aprile. Sostenuto dal Rwadari Tehreek, con attivisti di diverse religioni. “Traditi i valori del padre fondatore Ali Jinnah”. “Preoccupante l’uso della religione nella politica e nelle questioni statali”. È necessario “iniziare un cambio di rotta, che non è possibile senza un sincero contributo e sforzo di tutte le parti in campo”.
Lahore (AsiaNews) – Un “caravan per la pace” con l’obiettivo di continuare la lotta per costruire un Pakistan pacifico. È quello partito ieri da Lahore e sponsorizzato dal Rwadari Tehreek [Movimento interreligioso per la tolleranza]. Si tratta della quinta edizione dell’iniziativa, cui parteciperanno attivisti di differente religione e cultura, provenienti da tutte le province del Paese. Lo scopo è diffondere la idee della non violenza, la tolleranza religiosa e l’armonia tra le fedi.
L’iniziativa è stata lanciata al Lahore Press Club. Il corteo toccherà varie città pakistane, tra cui Faisalabad, Multan, Bahawalpur, Rahim Yar Khan, Sukkur, Khiarpur Mirs, Moro e il tempio Sachal Sarmast. Tappa finale, il 13 aprile, a Hyderabad, dove il gruppo organizzerà una grande festa al Mumtaz Mirza Auditorium.
Tra gli ospiti della giornata inaugurale, diversi rappresentanti cristiani e ulema musulmani, oltre a vari attivisti della società civile. Samson Salamat, presidente del Rwadari Tehreek e capo organizzatore del caravan, ha detto: “Vogliamo dare un messaggio alla popolazione: deve sforzarsi di affrontare questa situazione in declino e adottare nuove strade e mezzi che possano portare la nostra nazione verso un futuro di pace”. “La pace, non la violenza, è il nostro futuro”, ha aggiunto.
Secondo Salamat, “la nostra società non è in armonia con la visione del padre fondatore Quaid-e-Azam Mohammed Ali Jinnah, che nel famoso discorso all’Assemblea costituente del 1947 aveva promesso in maniera categorica che tutti i cittadini sarebbero stati trattati in modo uguale senza discriminazioni basate sulla casta, il colore [della pelle] o il credo religioso. Ma, al contrario di tutto questo, il nostro amato Paese è circondato da democrazia controllata, limitazioni alla libertà religiosa, di espressione, assemblea e associazione, con violenze di massa scatenate dalle accuse di blasfemia con cui si continua a reclamare vite [umane] e danneggiare le proprietà dei membri delle minoranze religiose”. Oltre agli atti di terrorismo diffusi nel Paese, ciò che preoccupa e acuisce il sentimento di paura, “è l’uso della religione nella politica e nelle questioni statali, come la recente sentenza dell’Alta corte di Islamabad che richiede ai pakistani che fanno domanda per un posto di lavoro pubblico di specificare la religione che professano”.
Abdullah Malik, co-presidente del gruppo, sottolinea che “i gruppi terroristi sono una minaccia per la vita di tutte le persone”. Saeeda Diep, presidente dell’Institute for Peace and Secular Studies e ospite d’onore dell’evento, ribadisce che “si deve compiere ogni tipo di sforzo perché questa è la necessità del momento”. In conclusione, Salamat afferma: “Il Pakistan ha bisogno di una veloce ristrutturazione per iniziare un cambio di rotta, che non è possibile senza un sincero contributo e sforzo di tutte le parti in campo. Rafforzare le istituzioni democratiche, le leggi e i valori, migliorare il modo di governare, lo stato di diritto e la situazione dei diritti umani devono essere le priorità di ogni gruppo d’interesse. Tutto questo non sarà possibile senza prima aver messo un freno all’intolleranza, all’estremismo violento e al terrorismo”.
05/04/2017 16:36
23/05/2019 10:27