Da Amman a Baghdad, un fronte comune in risposta alla crisi alimentare
Iraq, Giordania, Siria e Libano sottoscrivono un accordo di collaborazione a livello di ministri dell’Agricoltura. Covid-19, guerra e crisi nei trasporti mettono a rischio le scorte globali. A rischio fino al 30% della produzione di cereali. Sulla regione incombe anche la minaccia della siccità che ha inaridito le aree agricole.
Amman (AsiaNews) - I ministri dell’Agricoltura di Giordania, Libano, Iraq e Siria hanno raggiunto un accordo in tema di sicurezza alimentare, in una fase di profonda incertezza sulla produzione e il commercio mondiale legati alla guerra russa in Ucraina. Nei mesi scorsi anche la Banca mondiale aveva lanciato l’allarme per la regione, sottolineando - sulla scia dei moti della Primavera araba del 2011 - il rischio di rivolte e nuovi conflitti innescati dalla fame, conseguenza dell’escalation militare alle porte dell’Europa. Da qui la decisione di alcuni Paesi di fare fronte comune e contrastare l’emergenza facendo fronte comune.
Secondo quanto riferisce la Jordan News Agency (Petra), il titolare dell’Agricoltura di Amman Khalid Hneifat ha promosso nei giorni scorsi un vertice con l’omologo di Damasco Muhammad Qatna, quello iracheno Muhammad Khafaji e il libanese Abbas Hajj Hassan. Durante il summit i rappresentanti dei quattro Paesi hanno discusso le modalità per “risolvere i problemi” a fronte di “peggioramenti” negli “eventi globali”.
A conclusione del meeting il giordano Hneifat ha annunciato l’approvazione di un progetto del World Food Programme (Wfp), che prevede la creazione di un “centro regionale” per al sicurezza alimentare, con sede in Giordania. I ministri hanno stabilito di rafforzare “la cooperazione” fra Stati in tema di produzione di cibo e di integrare la partnership in materia di “marketing agricolo”, con la valorizzazione delle materie prime locali. L’obiettivo è di sostenere il lavoro della Jordanian-Palestinian Agricultural Marketing Company per quanto riguarda lo scambio di beni e stipulare contratti che comprendano anche l’agricoltura non tradizionale.
L’accordo giunge in una fase di crescente richiesta di cibo, forti aumenti dei prezzi e la necessità di aumentare le riserve strategiche di fronte a una incombente crisi globale. Il Covid-19, le misure restrittive che hanno ostacolato il commercio e ora la guerra di Mosca contro Kiev hanno acuito i danni alle catene di approvvigionamento e le derrate sui mercati internazionali. A rischio fino al 30% della produzione globale di cereali.
A ciò si uniscono i periodi sempre più frequenti di siccità e mancanza di acqua, che hanno inaridito le coltivazioni di tutta la regione, partendo dalla Siria e dall’Iraq che dipendono dal Tigri e dall’Eufrate. Di fronte a una minaccia crescente Amman, Damasco, Beirut e Baghdad rispondono unendo le forze nello sviluppo di infrastrutture, rilanciando gli investimenti e aumentando l’efficienza delle rispettive industrie alimentari.
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