Crollo di Erdogan nelle grandi città
È la prima volta dopo 25 anni di dominio assoluto. Tutte le grandi città della costa -Tekirdag, Yalova, Aidin, Hatay, Sinope, Antalya, Mersin – sono state vinte dal partito repubblicano kemalista Chp, insieme alla capitale Ankara e a Istanbul. Smirne è da sempre roccaforte del Chp. Ha pesato la crisi economica: lira turca svalutata del 35%; l’inflazione al 20%; riserve valutarie ridotte. Ma al presente non vi sono figure significative e alternative al “sultano”.
Istanbul (AsiaNews) – Per la prima volta dopo 25 anni di dominio assoluto nella scena politica turca, il partito Akp del presidente Recep Tayyip Erdogan ha subito un crollo nelle grandi città alle elezioni amministrative del 31 marzo.
Tutte le grandi città della costa -Tekirdag, Yalova, Aidin, Hatay, Sinope, Antalya, Mersin – sono state vinte dal partito repubblicano kemalista Chp, insieme alla capitale Ankara e a Istanbul. Smirne è da sempre roccaforte del Chp.
La Turchia sembra aver volto le spalle all’Akp, di estrazione islamica. Ad Ankara, dopo 15 anni di dominio dell’Akp, ha vinto Mansur Yavas, del Chp. Ma la sconfitta più cocente è che esso abbia perso la sua roccaforte, Istanbul per poche migliaia di voti. Infatti il candidato del Chp, Ekrem Imamoglu ha vinto per soli 27mila voti in più.
Candidato dell’ AKP era Binali Yildirim, ex primo ministro e fedelissimo di Erdagan, che a quanto pare chiederà il riconteggio. Va ricordato che Istanbul ha visto nascere nel 1994 la stella dell’allora sconosciuto Erdogan, eletto sindaco di Istanbul in quell’anno.
Come aveva sempre fatto nelle altre elezioni, Erdogan aveva trasformato anche le amministrative di due giorni fa in un referendum su se stesso, e si era impegnato in prima persona per più di 100 comizi.
Il motivo di questo suo impegno era il voler rinnovare la sua figura come quella di un caudillo per i prossimi quattro della sua presidenza, colpita nell’ ultimo anno da una profonda crisi economica che ha visto il crollo della lira turca svalutata del 35%, l’ inflazione galoppare attorno 20%, le riserve valutarie ridursi a 90 miliardi di dollari, mentre il fabbisogno annuo in valuta è di 220 miliardi.
In altre parole, la crescita economica che negli anni passati è stato il cavallo vincente dei governi di Erdogan, adesso gli si ritorce contro per vari motivi, primo fra tutti la sua convinta arroganza di padre-padrone della nuova Turchia dalle mire neo-ottomane.
Erdogan ha ammesso di avere perso alcuni grandi comuni e “questi – ha detto - sono i giochi della democrazia”, ma ha aggiunto che “abbiamo conquistato il cuore della nazione dove abbiamo vinto ,ma non ci siamo riusciti dove abbiamo perso”. E ha promesso delle riforme in economia.
Va ricordato che il partito curdo Hdp ha raccolto un 4,2% su base nazionale grazie alle buone performance a Diyarbakir e nel sud-est del Paese. Va pure osservato che in alcune zone della stessa area, come Sinark, dalla forte presenza curda, ha vinto l’AKP grazie a investimenti e costruzioni di importanti opere pubbliche.
Nel mondo diplomatico di Istanbul si fa notare che per quanto la perdita di Istanbul sia stata una grande sconfitta per Erdogan, non deve passare inosservato che egli ha vinto su scala nazionale passando dal 42,87 % del 2014 all’ attuale 44,42%, e che insieme al suo alleato Bahceli del Mhp (partito ultranazionalista), raggiunge il 51,6%, mentre il Chp passa dal 26,34% del 2014 al 30,07% attuale.
Inoltre, bisogna ammettere che per il momento, all’orizzonte non si vede emergere una figura politica che possa mettere in discussione il presidente Recep Tayyip Erdogan.
01/04/2019 10:48