Cristiani laotiani cacciati dal villaggio per non aver rinunciato alla fede
La vicenda risale al 10 ottobre ed è avvenuta nel villaggio di Pasing-Kang, nel distretto di Ta-Oesy, provincia meridionale di Saravan. Parenti e amici non possono aiutarli nel timore di subire ritorsioni. Di recente le autorità hanno emanato una legge per “la tutela” dei cristiani, che resta inosservata nelle aree rurali.
Vientiane (AsiaNews) - Sette cristiani laotiani della provincia di Saravan sono stati cacciati dalle loro case per essersi rifiutati di rinunciare alla loro fede e ora sono costretti a vivere all’addiaccio nelle foreste circostanti. Attivisti e ong pro diritti umani denunciano il nuovo episodio di violazione alla libertà religiosa nella nazione asiatica a guida comunista in cui, almeno a livello normativo, ciascuno può esercitare la propria fede. Di recente, le autorità di Vientiane hanno promosso una legge per “la tutela e la conoscenza” dei cristiani.
Secondo quanto riferisce una fonte anonima a Radio Free Asia (Rfa), il 10 ottobre scorso le autorità hanno cacciato i sette cristiani dalle loro case. Essi sono membri di due famiglie del villaggio di Pasing-Kang, nel distretto di Ta-Oesy, provincia di Saravan, nel sud del Paese. “Ora queste persone” prosegue la fonte “vivono in una piccola capanna nella foresta” e “non hanno cibo o vestiti e non sanno a chi rivolgersi per avere aiuto”.
Testimoni locali, sempre dietro anonimato nel timore di ritorsioni, aggiungono inoltre che altri membri della comunità stanno discutendo fra loro le modalità per fornire aiuto e assistenza ai loro compagni. “Le autorità del villaggio - sottolineano - non permettono ai parenti o ad altre persone di portare loro aiuto”. Dopo giorni nella foresta sono rimasti senza riso, altri alimenti di base e invocano soccorso perché siano soddisfatte “le necessità primarie”. “Essi hanno bisogno anche di coperte” conclude la fonte, ma “i loro familiari sono troppo spaventati e temono di venire anch’essi cacciati di casa, se si azzardano a fornire un qualsiasi tipo di aiuto”.
Nella capitale Vientiane e nelle grandi città, in cui i sette milioni di abitanti sono in gran parte buddisti, i cristiani pari al 2% circa della popolazione possono praticare la fede in modo - più o meno - libero. Diversa la realtà nelle aree rurali del Laos, dove sono frequenti i casi di minacce e persecuzioni, spesso perpetrati in modo diretto o con l’avallo delle autorità locali.
A dispetto di un timido miglioramento nella tutela della libertà religiosa osservato lo scorso anno, sono ancora frequenti i casi di abusi e violazioni alla libertà religiosa nelle aree remote e rurali. Fra i gruppi più colpiti vi sono i cristiani di etnia Hmong, perseguitati e discriminati dai tempi della guerra di Indocina dal governo comunista perché ritenuti “collaborazionisti” degli Stati Uniti.
A inizio anno tre famiglie sono state allontanate dalle loro case nel villaggio di Tine Doi, nella provincia di Luang Namtha per non aver abiurato la fede. Il 15 marzo il pastore laotiano Sithon Thipavong è stato arrestato da alcuni funzionari locali per aver condotto non meglio specificate attività religiose nel villaggio di Kalum Vangkhea, nella provincia di Savannakhet. Le autorità non hanno mai voluto chiarire le accuse a suo carico.