Crisi in Venezuela, il presidente turco sostiene Maduro: ‘Fratello, siamo con te’
Il Paese sta subendo la più grave crisi politica e istituzionale della storia recente. Il leader dell’opposizione si proclama presidente ad interim col sostegno Usa. Maduro parla di “golpe americano”. Anche la Russia solidale con Caracas: ignorati “diritto internazionale e sovranità”.
Ankara (AsiaNews/Agenzie) - Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha chiamato l’omologo venezuelano Nicolas Maduro e gli ha offerto sostegno e solidarietà, nel momento più buio della crisi - politica, sociale e istituzionale - che ha colpito la nazione sudamericana. Ibrahim Kalin, portavoce del leader di Ankara, ha riferito di una telefonata fra i due capi di Stato, durante la quale “il nostro presidente ha confermato il sostegno” a Maduro dicendogli “Maduro, fratello mio! Resta saldo, siamo con te”.
Nella serata di ieri il leader dell’opposizione venezuelana Juan Guaido si è autoproclamato presidente ad interim del Paese. Egli ha ricevuto il riconoscimento degli Stati Uniti [il presidente Usa Donald Trump è stato fra i primi a manifestare pubblico sostegno], del Canada e di gran parte dei Paesi del continente sudamericano, su tutti Brasile e Colombia.
Fra le poche voci contrarie il Messico, che si conferma alleato del leader socialista.
Il Parlamento a Caracas, controllato dall’opposizione, ha scelto il deputato 35enne Juan Guaidó come presidente ad interim. Un’investitura prevista dall’articolo 233 della Costituzione, che permette all’Assemblea di destituire presidente in carica.
In piazza, davanti ai sostenitori, egli ha lanciato la sfida a Maduro, che due settimane fa si era insediato per un secondo mandato presidenziale. Tuttavia, l’opposizione non ha mai riconosciuto il risultato del voto e diverse nazioni considerano illegittimo il leader chavista. Maduro è apparso qualche ora più tardi dal Palazzo per sconfessare il “golpe americano”; egli ha quindi annunciato la rottura totale dei rapporti con Washington e concesso 72 ore ai diplomatici Usa per lasciare il Paese.
Analisti ed esperi sottolineano che il futuro è nelle mani dei militari, finora fedeli a Maduro anche se cominciano ad emergere le prime ribellioni. Finora le proteste sono state represse con la forza e, in soli due giorni, si contano 14 morti, oltre 200 arresti e decine di feriti. L’obiettivo di Guaidó è formare un governo di transizione e indire nuove elezioni; Maduro non intende cedere il potere, a fronte di un Paese segnato dalla più grave crisi economica e sociale della sua storia.
In soccorso del leader chavista arriva anche la Russia che, per bocca della portavoce del ministero degli Esteri, conferma il sostegno a Maduro. In una nota diffusa sui social Maria Zakharova ha criticato le nazioni occidentali che, anche in questo caso, hanno dimostrato “il loro atteggiamento verso il diritto internazionale, la sovranità e la non ingerenza negli affari interni di un Paese”.