Cox's Bazar: cristiano rohingya picchiato dalle autorità del campo profughi
Saydul Amin è accusato di commerciare droga. In realtà i tormenti sono cominciati da quanto ha rivelato la sua fede. Il giovane era stato molestato anche dall'Arakan Rohingya Salvation Army all'inizio dell'anno.
Cox’s Bazar (AsiaNews) - Nel campo profughi di Cox’z Bazar un cristiano rohingya è stato perseguitato per la sua fede. Saydul Amin, 20 anni, ha raccontato ad AsiaNews di essere stato picchiato con un bastone dalle autorità che gestiscono la struttura: “Mi hanno accusato di essere coinvolto nel business della yaba”, la droga, come viene chiamata sul luogo. “Ma non hanno ottenuto niente da me, mi hanno bastonato per false accuse”, ha spiegato il giovane.
Saydul Amin ha lasciato il Myanmar nel 2017 ed è arrivato in Bangladesh per sfuggire alla persecuzione etnica contro i rohingya. Sebbene sia sempre stato cristiano, è stato accusato dai musulmani locali di essersi convertito di recente. “Sono perseguitato da quando ho rivelato di essere cristiano”, ha proseguito Saydul Amin. “Nel campo non mi sento più al sicuro”. Centinaia di fedeli non rivelano la loro vera identità per timore di ritorsioni da parte della maggioranza musulmana.
David Sunir, un leader della comunità cristiana del campo 13 di Balukhaly, dove risiede Amin, ha riferito che all’inizio di quest’anno il giovane è stato preso di mira anche dall'Arakan Rohingya Salvation Army: “Noi cristiani siamo una minoranza e viviamo nella paura”, ha detto.
Contattate da AsiaNews, le autorità del campo non hanno rilasciato commenti riguardo alla vicenda. Il campo profughi di Cox’s Bazar è il più grande del mondo: ospita oltre un milione di rifugiati rohingya, scappati dal Myanmar tra il 2017 e il 2018 a causa delle persecuzioni dei militari birmani. I cristiani sono circa 1.500.