Cox's Bazar: ucciso il leader 'pacifista' dei rohingya, accuse ai miliziani dell'Arsa
Il fratello denuncia: “L' Arakan Rohingya Salvation Army temeva la sua popolarità: l'avevano più volte minacciato”. Da tempo si parla di infiltrazioni dell'islamismo radicale tra gli esuli. Dhaka rafforza la polizia in tutti e 34 i campi profughi nel suo territorio.
Cox's Bazar (AsiaNews/Agenzie) - Un omicidio eccellente scuote la comunità dei rohingya, nei campi profughi del Bangladesh. Ieri pomeriggio a Cox's Bazar un commando ha ucciso a colpi di arma da fuoco Mohib Ullah, un leader locale molto popolare tra gli 850mila esuli fuggiti dal Myanmar per la dura repressione dell'esercito birmano nei confronti di questa minoranza musulmana. Stava parlando con altre persone fuori dal suo ufficio nel campo di Kutupalong quando è stato colpito. Ex insegnante di 48 anni, era il fondatore e leader dell'Arakan Rohingya Society for Peace and Human Rights (Arpsh), un'associazione che si batte per i diritti dei profughi rohingya. In questa veste nel 2019 era anche intervenuto all'Onu portando la voce del suo popolo.
La famiglia e i suoi collaboratori puntano il dito contro l'Arakan Rohingya Salvation Army (Arsa), la milizia indipendentista rohingya che combatte contro l'esercito birmano e non avrebbe visto di buon occhio la crescita di una leadership alternativa alla propria nei campi profughi. “Sono state le forze dell'Arsa - ha denunciato il fratello Habib Ullah all'agenzia Afp - a commettere questo omicidio. Avevano minacciato spesso di ucciderlo, da diversi numeri telefonici”. “Era il suo attivismo pacifista a dare fastidio all'Arsa”, ha aggiunto Nur Khan Liton, un altro attivista del gruppo fondato da Mohib Ullah, oggi presente in tutti i campi profughi dei rohingya in Bangladesh.
Furono gli attacchi dell'Arakan Rohingya Salvation Army contro obiettivi dell'esercito del Myanmar a scatenare nell'estate 2017 la campagna militare birmana nello Stato Rakhine all'origine dell'ultima ondata di profughi, che ha portato centinaia di migliaia di rohingya ad aggiungersi ai rifugiati che già si trovavano a Cox's Bazar. A più riprese il gruppo è stato anche accusato di legami con l'islamismo radicale, con il reclutamento di miliziani nei campi profughi rohingya. Il portavoce della polizia locale ha dichiarato che dopo l'uccisione di Mohib Ullah le misure di sicurezza sono state innalzalzate in tutti e 34 i campi che ospitano gli esuli provenienti dal Rakhine.
13/09/2017 14:41