Covid-19, a Mumbai frenano i contagi, ma l'emergenza resta
Troppo presto per dire se il picco della nuova ondata sia stato raggiunto. Critiche al governo Modi per la mancanza di trasparenza nella destinazione degli aiuti internazionali, mentre solo ora a New Delhi si valuta l'autorizzazione per il vaccino Pfizer.
New Delhi (AsiaNews) - Dopo il record di oltre 400mila toccato 4 giorni fa, l'India vede per il terzo giorno consecutivo diminuire il dato sui nuovi casi di Covid-19: i positivi ai test registrati nelle ultime 24 ore sono scesi a quota 357.279, con un calo significativo soprattutto a Mumbai, la metropoli da cui a febbraio è partita la nuova ondata della pandemia. Ciò nonostante è ancora troppo presto per poter dire se il picco della nuova ondata che sta mettendo in ginocchio il Paese sia stato davvero superato. Anche perché la situazione resta gravissima, con gli ospedali al collasso e gravi difficoltà nel reperire l'ossigeno, come avviene ormai da settimane.
Rimangono inoltre alte le stesse cifre ufficiali delle morti attribuite al coronavirus: 3449 quelle registrati ieri, che hanno fatto salire il bilancio complessivo da inizio pandemia a quota 222.408. Queste cifre sulle vittime, però, come scriviamo da giorni si sospetta siano ampiamente sottostimate rispetto a quelle reali. Nuove conferme sono venute da alcuni tweet diffusi da giornalisti locali nel Gujarat e nell'Uttar Pradesh, che ancora una volta mostrano la non corrispondenza tra il numero di corpi ammassati nei crematori per essere bruciati e le cifre diffuse dalle autorità sulle vittime del Covid-19.
Intanto nel Paese sta montando la polemica sulla destinazioni degli aiuti internazionali che continuano ad arrivare all'aeroporto Indira Gandhi di New Delhi. Negli ultimi cinque giorni sono atterrati 25 aerei carichi di 300 tonnellate di materiali di emergenza inviati da 14 Paesi; rifornimenti che includono 5500 concentratori di ossigeno, 3200 bombole e 136mila dosi del farmaco remdesevir, diventato introvabile in India. Nessun volo interno, però, è ripartito per consegnare questo materiale in altre aree e non esiste alcun documento pubblico che spieghi come il governo Modi abbia intenzione di distribuire questi aiuti di emergenza. Per questo motivo il partito del Congresso ha invocato trasparenza: “La gente deve sapere da dove arrivano gli aiuti e dove vengono destinati”, ha dichiarato alla stampa un portavoce.
Più in generale è l'intera gestione sanitaria della pandemia a essere oggi sotto accusa in India. La stessa campagna vaccinale, su cui il governo Modi ha puntato tutto, continua a stentare: con 157 milioni di immunizzazioni complessive le persone che hanno ricevuto almeno una dose non vanno tuttora oltre il 10%. Per incrementare il ritmo, nei giorni scorsi sono arrivate le prima dosi del vaccino russo Sputnik V, che dall'estate dovrebbe essere prodotto anche in India. Il paradosso, però, è che in questo momento nel Paese non è ancora ammesso il vaccino Pfizer, utilizzato ormai da mesi in tante altre nazioni. Solo ora, infatti, a New Delhi si sta lavorando a un'autorizzazione di emergenza, dopo che la prima richiesta avanzata dalla casa farmaceutica nel dicembre 2020 era stata bloccata dalle autorità sanitarie locali, con la richiesta di un supplemento di indagine. Il sospetto è che si sia trattato di una mossa per favorire i produttori indiani, legati ad AstraZeneca.
Il fallimento sui vaccini è solo un aspetto della catastrofe sanitaria indiana. Come osserva il dottor Zari Udwadia, un medico di Mumbai: “L'India ha globalmente una delle più basse quote di bilancio destinate alla sanità pubblica: appena l'1,26% del Pil. Questa pandemia ha mostrato crudelmente tutta la debolezza di tale sistema".
Dobbiamo ricordarci che non tutti stanno morendo davvero per colpa del Covid-19. In migliaia stanno morendo per la mancanza di infrastrutture sanitarie di base come un letto in ospedale o un rifornimento di ossigeno. A uccidere non è la pandemia ma l'apatia del nostro sistema.
23/09/2021 12:26
24/03/2021 14:03