Coppie omosessuali: le Chiese dell'Asia e la dichiarazione Fiducia Supplicans
Il card. di Mumbai Owald Gracias: "La benedizione per tutti fa parte della nostra spiritualità. Il documento vaticano afferma un atteggiamento che dovrebbe essere ovvio, non cambia la dottrina sul matrimonio come afferma chi lo fraintende". Il card. di Singapore William Goh: "Mostriamo misericordia ma non approviamo le unioni tra persone dello stesso sesso perché senza la verità l'amore è compromesso".
Mumbai (AsiaNews) - Sta coinvolgendo anche l’Asia la discussione in corso in tante comunità cattoliche del mondo all’indomani della dichiarazione Fiducia Supplicans, pubblicata con l’autorizzazione di papa Francesco lo scorso 18 dicembre dal dicastero per la Dottrina della fede. Un testo che tocca il tema delle benedizioni delle coppie che sono in situazioni “irregolari”, comprese le coppie omosessuali.
Sul tema ha preso posizione in queste ore il card. Owald Gracias, arcivescovo di Mumbai che rappresenta il continente nel Consiglio dei cardinali, invitando a distinguere tra l’accoglienza verso tutti - che il documento vaticano richiama - e la dottrina sul matrimonio. “Credo che per un Paese come l’India, con il suo pluralismo e la sua ricchezza religiosa, quanto espresso da Fiducia Supplicans sia un fatto naturale - commenta il card. Gracias ad AsiaNews -. La benedizione fa parte della nostra spiritualità, tutti in India chiedono benedizioni. In questi giorni ho incontrato il primo ministro Modi e mi ha chiesto di pregare. Gli ho assicurato le nostre preghiere e le nostre benedizioni. La nostra mentalità indiana è inclusiva, comprende persone di altre fedi: tutti sono alla ricerca di Dio, tutti sono alla ricerca della verità, tutti sono alla ricerca della spiritualità”.
“Fiducia Supplicans è diventata oggetto di controversa perché viene fraintesa – continua l’arcivescovo di Mumbai -. Non c'è alcun cambiamento nella dottrina della Chiesa sul matrimonio tra un uomo e una donna. La tradizione della Chiesa, il magistero è molto chiaro e non c'è alcuna contraddizione. È come quando una persona sta per partire per un viaggio, viene in pellegrinaggio, vuole una benedizione per chiedere a Dio di essere con lei. Tutti hanno diritto all'amore e alla compassione di Dio. Pertanto, non c'è alcuna discriminazione. E questo non dipende da quanto afferma il papa o il dicastero per la Dottrina della fede”.
Già nell’ottobre 2018 lo stilista Wendell Rodricks, nato a Mumbai, si era rivolto all'arcidiocesi di Mumbai chiedendo udienza al card. Oswald Gracias (nella foto sopra l'incontro). Aveva una richiesta insolita: benedire il suo progetto di avviare una linea telefonica di aiuto per la comunità LGBTQ, le loro famiglie, i loro amici e avvicinarli alla Chiesa. “Mi sono commosso fino alle lacrime - aveva poi scritto Rodricks sui social media - quando il card. Gracias non solo ha dato la sua totale approvazione e il suo sostegno, ma ha anche accettato di consigliare al suo clero di essere più compassionevole verso la comunità LGBTQ. Mi sono sentito benedetto, grato e immensamente gioioso. Nella Mumbai piena di smog, il mio cuore ha sentito un arcobaleno nel cielo”.
“L'ho già detto in passato e voglio ripeterlo - spiega l’arcivescovo di Mumbai rispondendo a una domanda su quell’episodio - fanno parte della nostra famiglia, hanno bisogno della nostra cura pastorale. Li ho incontrati quando sono venuti da me, a volte privatamente, nel mio ufficio. Gesù non ha rifiutato alcuna benedizione. Questa è l'idea e non è assolutamente un passo verso il matrimonio sacramentale. Lo assicuro categoricamente: era il mio pensiero prima e lo è dopo questo documento. Anzi, mi chiedo se ci fosse davvero bisogno di un documento del genere: è un fatto evidente. Si sta sollevando inutilmente una controversia, mi dispiace che questo documento sia stato frainteso”.
“In una prossime delle sessioni in cui dialogo con i fedeli sul canale YouTube dell'arcidiocesi di Mumbai – aggiunge ancora il card. Gracias ad AsiaNews - questo sarà certamente uno dei temi che affronterò. Risponderò alle domande e spiegherò nel dettaglio che Fiducia Supplicans è stata strumentalizzata, fraintesa e male interpretata, attribuendole un significato più ampio di quello che dovrebbe avere”.
La distinzione sottolineata dal card. Gracias è significativa in un momento in cui in molti Paesi dell’Asia si discute dello status giuridico delle unioni omosessuali: è di questi giorni, per esempio, il via libera a larghissima maggioranza del parlamento di Bangkok a un disegno di legge che apre alla possibilità di una legge sul matrimonio tra persone dello stesso sesso. Se l’iter legislativo dovesse completarsi la Thailandia andrebbe ad aggiungersi a Taiwan e al Nepal che hanno già leggi in questo senso.
Toni simili a quelli dell’arcivescovo di Mumbai erano già stati espressi in una dichiarazione ufficiale dalla Conferenza episcopale filippina, nelle ore subito successive alla diffusione del testo del dicastero per la Dottrina della fede: “Il documento parla da solo e quindi non richiede molte spiegazioni - ha scritto il presidente mons. Pablo Virgilio David che riprende i passaggi salienti -. Infatti, al paragrafo 41, si legge: ‘Quanto detto in questa Dichiarazione riguardo alle benedizioni di coppie dello stesso sesso è sufficiente a guidare il discernimento prudente e paterno dei ministri ordinati a questo riguardo. Pertanto, al di là delle indicazioni fornite sopra, non ci si devono aspettare ulteriori risposte su possibili modi di regolare i dettagli o le pratiche riguardanti le benedizioni di questo tipo’”.
Da parte sua, in un analogo documento rivolto alla sua arcidiocesi, con una sottolineatura diversa il cardinale di Singapore William Goh afferma invece espressamente che “non stiamo benedicendo le unioni di coppie dello stesso sesso. Benediciamo le coppie che si trovano in situazioni irregolari, come i divorziati e i risposati, gli individui che lottano per essere fedeli ai comandamenti di Dio e coloro che hanno abortito i loro bambini, così come benediciamo i malati, gli anziani e coloro che chiedono benedizioni spirituali e temporali. Non benediciamo i peccati della persona, ma piuttosto l'individuo che è sempre amato da Dio, anche quando è peccatore".
“Questa dichiarazione - afferma - più che approvare la benedizione dei matrimoni irregolari e delle unioni omosessuali, stabilisce le regole e i limiti per i sacerdoti su come benedire queste coppie senza che queste benedizioni vengano scambiate da altri come l'approvazione della Chiesa di tali unioni. Questa dichiarazione è invece il modo in cui la Chiesa mostra misericordia, amore e compassione per coloro che stanno lottando contro situazioni difficili e che stanno affrontando le esigenze del Vangelo. È una preghiera per queste persone: che arrivino a sapere che la verità è amore, senza la quale l'amore è compromesso, e che ci sarà pace nella loro vita solo quando amore e verità si incontreranno”.
“Siamo grati al Santo Padre per aver autorizzato questa dichiarazione - conclude il card. Goh - in modo che i ministri della Chiesa non agiscano in modo da dare ad altri l'impressione sbagliata che la Chiesa approvi le unioni omosessuali. Allo stesso tempo, mostra la misericordia e l'amore della Chiesa per tutti i peccatori, e che tutti noi siamo peccatori che cercano di crescere in autenticità e perfezione”.
(ha collaborato Nirmala Carvalho)