Conferenza episcopale: ‘Nessuna motivazione religiosa per l’arresto del vescovo Irenios’
L'attività illegale di estrazione di sabbia realizzata dall'affittuario su un'area di proprietà della diocesi di Pathanamthitta andava avanti da anni e nel 2020 era già stata comminata una sanzione dalle autorità locali. Il vescovo Joshua Mar Ignathios ad AsiaNews: "Una questione esclusivamente legale, ci adopereremo per dimostrare l'innocenza del vescovo".
Mumbai (AsiaNews) - Non ci sono “implicazioni religiose” dietro al clamoroso arresto del vescovo siro-malabarese di Pathanamthitta e di altri cinque sacerdoti avvenuto in Tamil Nadu per un’attività illegale di estrazione di sabbia in un’area di proprietà della diocesi, nel distretto di Tirunelveli. A dichiararlo ad AsiaNews è il vescovo Joshua Mar Ignathios, eparca siro-malankarese di Mavelikara e vice-presidente della Conferenza episcopale indiana (Cbci).
“Abbiamo avviato le procedure legali e siamo sicuri che otterremo giustizia per il vescovo Samuel Mar Irenios. Non c’è alcuna implicazione religiosa in questo arresto: dobbiamo provare la sua innocenza e lottare con gli strumenti legali per vederla riconosciuta. Conosciamo il vescovo molto bene, è una persona carismatica, il presidente del Collegio. L’avevano convocato per interrogarlo e lo hanno arrestato. È stato Manuel George, l’agricoltore a cui il terreno era stato dato in affitto, anche lui arrestato, a scaricare tutte le responsabilità sulla diocesi di Pathanamthitta".
Intanto sono emersi nuovi particolari sulla vicenda. Manuel George aveva avviato da anni un’attività di estrazione di sabbia su larga scala sulla riva del fiume. Già nel settembre 2020 l’autorità locale di Cheranmahadevi aveva compiuto un’ispezione al sito rilevando che 27.774 metri cubi di sabbia erano stati estratti illegalmente e trasportati per finalità commerciali. Già allora alla proprietà era stata comminata una sanzione di 95,7 milioni di rupie (oltre 1,1 milioni di euro) ai sensi della legislazione del Tamil Nadu sull’estrazione mineraria. Era stata inoltre sospesa la licenza di attività a un’impresa che aveva collaborato all’attività.
P. Paul Thelakat, già portavoce del Sinodo siro-malabarese e direttore della rivista Light of truth, commenta ad AsiaNews: “Penso che si tratti di uno spiacevole errore in cui sono caduti. La diocesi avrebbe dovuto essere più attenta riguardo al modo in cui veniva utilizzato il terreno che avevano affittato. Mi rattrista il guaio legale nel quale si sono cacciati, adesso si trovano a pagarne le conseguenze”.