16/05/2020, 12.55
VATICANO
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Commissione vaticana per il dopo-Covid-19: cibo, ecologia, carità

L’organismo creato da papa Francesco è legato al Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale. Esso durerà un anno e vuole studiare, suggerire e progettare nuove modalità di vita sociale e nuovi modelli economici. Potenziare la produzione agricola: a causa del coronavirus, 350 milioni di bambini non hanno nemmeno un pasto al giorno. La Caritas sta aiutando più di 7,8 milioni di persone in 14 nazioni. Cancellare le sanzioni a Iran, Libano, Siria, Libia, Venezuela e il debito ai Paesi poveri. Deviare i fondi degli armamenti verso la produzione di cibo.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Per la Commissione vaticana Covid-19, che si impegna nell’affronto delle sfide nate dalla pandemia che affligge il pianeta, vi sono tre ambiti su cui lavorare per preparare il futuro del mondo: il cibo, dato che aumenterà il dramma della fame per centinaia di milioni di persone; l’ecologia integrale, per progettare nuovi tipi di modelli economici più rispettosi della salute e dell’ambiente; la carità verso gli ultimi, attraverso l’inclusività e la solidarietà.

È la visione prospettica emersa stamane durante la conferenza stampa in Vaticano a cui hanno partecipato il card. Peter Kodwo Appiah Turkson, Prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale; mons. Bruno Marie Duffé, Segretario del Dicastero; mons. Augusto Zampini-Davies, Segretario aggiunto del Dicastero; Aloysius John, Segretario generale di Caritas Internationalis.

Nell’introduzione, il card. Turkson ha messo in luce come la pandemia ha colpito “in modo pesante ogni aspetto della vita umana e della cultura”. La Commissione, voluta da papa Francesco, si avvarrà dell’aiuto di altri dicasteri vaticani e durerà per almeno un anno.

Mons. Duffé ha sottolineato che la pandemia ha rivelato la “vulnerabilità” di ogni aspetto della vita: fisica, ideologica, progettuale, economica. Per questo occorre pensare e agire in “solidarietà” immaginando “nuovi modelli economici”, facendo emergere i legami fra gli aspetti “sanitari, ecologici, economici e sociali” della crisi in corso, per trovare nuove soluzioni.

Mons. Augusto Zampini-Davies ha preso di petto il problema della fame che affligge già oltre 800 milioni di persone. A causa del coronavirus, a questi si sono aggiunti 350 milioni di bambini che non andando a scuola, sono privati della mensa e dell’unico pasto che si offre loro. Egli fa notare che in futuro il problema del cibo sarà più acuto a causa delle rotture prodottesi fra produzione agricola e distribuzione e ha avvertito che “l’insicurezza [sul cibo] porterà a violenza e maggiori conflitti, che a loro volta, causeranno maggiore povertà”. Per questo, egli dice, occorre “incoraggiare i miglioramenti nella produzione alimentare” e deviare i fondi degli armamenti verso [la produzione] di cibo”.

Aloysius John ha mostrato come Caritas Internationalis sta rispondendo alla fiumana di bisogni sorti dal coronavirus: distribuzione di cibo, materiale sanitario, igienico, denaro per pagare l’affitto di un tetto. Al presente la Caritas sta aiutando più di 7,8 milioni di persone in 14 nazioni, compresi Ecuador, India, Palestina, Bangladesh, Libano e Burkina Faso. Altri progetti sono allo studio per offrire sostegno ad altri 840 mila persone in difficoltà.

Aloysius John ha lanciato anche alcune richieste alla comunità internazionale: togliere le sanzioni economiche da Paesi quali Iran, Libano, Siria, Libia, Venezuela per permettere agli aiuti di raggiungere le popolazioni di questi Paesi; cancellare il debito dei Paesi più poveri o almeno cancellare gli interessi del debito per tutto il 2020; continuare con le donazioni ai Paesi bisognosi, senza utilizzarli per altri scopi.

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