Colosso microchip: stop alla produzione con invasione cinese di Taiwan
È l’avvertimento del presidente di Tsmc, primo produttore mondiale dei vitali semiconduttori. Parole che arrivano mentre sale la tensione per la possibile visita di Nancy Pelosi a Taipei. Il blocco delle attività della compagnia taiwanese renderebbe inservibili le tecnologie più avanzate della Cina.
Taipei (AsiaNews) – Un’invasione cinese di Taiwan bloccherebbe le attività di Taiwan Semiconductor Manufacturing Company Ltd (Tsmc), il primo produttore mondiale di microchip, creando un “grande disordine economico” su entrambi i lati dell’omonimo stretto.
Lo ha dichiarato Mark Liu, presidente di Tsmc, mentre sale la tensione nell’area per la possibile visita (tra stasera e domani, ora locale) a Taipei di Nancy Pelosi, speaker della Camera Usa dei rappresentanti. Pechino insiste che risponderà in modo “significativo” a quella che considera una violazione della propria sovranità: per la Cina comunista, Taiwan è una provincia “ribelle” da riconquistare, anche con l’uso delle armi.
In un’intervista alla Cnn il 31 luglio, Liu sottolinea che un attacco cinese all’isola provocherebbe una catastrofe geopolitica. Egli spiega che Tsmc non può essere controllata con la forza. Data l’estrema sofisticazione dei suoi impianti, la compagnia deve essere connessa in tempo reale con partner in tutto il mondo – Usa, Europa e Giappone su tutti – per garantirsi materie prime, sostanze chimiche e pezzi di ricambio.
Tsmc controlla circa il 52% del mercato mondiale dei microchip. Le vendite in Cina rappresentano il 10% delle sue entrate, e questo è un ottimo deterrente per Liu: in caso di conflitto, lo stop alla produzione di chip taiwanesi renderebbe inservibili le tecnologie più avanzate della Cina, comprese quelle militari.
È da ricordare che dal 2020 la scarsità di semiconduttori – dovuta all’alta domanda di apparecchi tecnologici generata dalla pandemia – ha creato problemi per la produzione di molti beni, come le automobili.