09/10/2024, 11.03
SRI LANKA
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Colombo: il ‘monopolio del riso’ un pericolo per agricoltori e consumatori

di Arundathie Abeysinghe

Il governo non ha sinora adottato alcun provvedimento in tema di produzione. Servirebbero sgravi per calmierare i prezzi e fronteggiare i bisogni delle famiglie, che spendono in media quasi 374 per generi alimentari. Necessario aumentare la capacità interna per rispondere ai bisogni. Oggi vi è un monopolio nelle mani di pochi proprietari di mulini privati, legati a politici di spicco.

Colombo (AsiaNews) - In Sri Lanka si fa sempre più concreta la minaccia legata al “monopolio del riso”, un pericolo per agricoltori e consumatori mentre il governo sembra snobbare l’emergenza e non ha sinora adottato alcun provvedimento per controllare almeno il 10% della produzione annuale dai campi del Paese. Oggi la maggior parte delle famiglie dell’isola spende attorno al 75% del proprio reddito per acquistare generi alimentari essenziali e il consumo pro-capite di riso si attesta attorno a circa 125 kg annui. 

Nel 2023 sono state importate 28.380 tonnellate di riso, per un costo di 6.091 milioni di rupie (poco meno di 19 milioni di euro). In passato, ogni governo al potere si è concentrato sulla fornitura ai lavoratori dei campi di fertilizzanti e pesticidi sovvenzionati, sulla rinuncia ai prestiti degli agricoltori e sulla garanzia di prezzi migliori per i prodotti agricoli, compreso il riso, alimento base degli abitanti dello Sri Lanka. 

Il costo di produzione di un kg di riso, che include spese quali macchinari, elettricità, manodopera e distribuzione, è di circa 25 rupie (poco meno di 8 centesimi di euro). Dato il prezzo garantito dal governo di 100 rupie per kg (0,31 centesimi di euro), il riso può essere venduto ai consumatori a 160-175 rupie al kg (circa 0,50 centesimi). Attualmente, però, 1 kg di riso viene venduto a 220 rupie (0,68 centesimi). In quest’ottica il governo dovrebbe intervenire: se venissero concessi degli sgravi, il riso potrebbe essere venduto ai consumatori a 150-160 rupie al kg. Ad oggi, il Dipartimento dell’alimentazione non funziona, le società cooperative sono defunte e il Paddy Marketing Board è diventato un’istituzione lenta e inefficiente. I proprietari di mulini su larga scala traggono profitti esorbitanti durante le condizioni climatiche avverse, comprese le inondazioni e la siccità.

Secondo l’ex direttore dell’Agricoltura, K. B. Gunaratne, “poiché il consumo pro capite di riso nello Sri Lanka è di circa 125 kg annui, per raggiungere questo obiettivo è necessario produrre ogni mese 200mila tonnellate aggiuntive, per un totale di 2,4 milioni di tonnellate all’anno”. In base alle valutazioni dell’esperto, per aumentare la produzione nelle risaie circa 1,3 milioni di ettari dovrebbero essere coltivati ogni anno durante le stagioni Yala (da maggio ad agosto) e Maha (da settembre a marzo). Attualmente vengono prodotti circa 3,53 milioni di tonnellate, ma non sarebbero sufficienti per il fabbisogno. In passato lo Sri Lanka è stato autosufficiente tra il 2010 e il 2013 ma, da allora, non ha più raggiunto l’autosufficienza.

Interpellati da AsiaNews gli agricoltori Haramanis Appuhamy (53 anni), W.M. Siriyalatha (42) e Punchi banda Wijepala (38) del distretto di Polonnaruwa, nella provincia centro-settentrionale, la “ciotola del riso” dello Sri Lanka, spiegano: “Per fornire riso a un prezzo calmierato, il governo potrebbe offrire strutture di trasporto per la distribuzione del riso e facilitare la creazione di risaie nei principali distretti produttori come Ampara, Batticaloa, Anuradhapura, Polonnaruwa, Kurunegala, Hambantota e le zone Mahaweli B, C, L e M”. 

Gli economisti Dayantha Mendis e Sudesh Mayadunne avvertono che “il cosiddetto ‘monopolio del riso’ potrebbe essere fermato se il governo prendesse provvedimenti per controllare almeno il 10% della produzione annuale del Paese. Attualmente, il monopolio è nelle mani di pochi proprietari di mulini privati strettamente legati a politici di spicco. Di conseguenza, i coltivatori di riso e i consumatori si sentono impotenti davanti a questa situazione”.

Secondo una recente indagine congiunta del Programma alimentare mondiale (Pam), in Sri Lanka il numero di famiglie che soffrono di insicurezza alimentare è aumentato dal 17% al 24% nel giro di sei mesi. La quota comprende il 51% delle famiglie del settore immobiliare, il 51% delle aree rurali e il 15% delle aree urbane. Alcune famiglie spendono ora il 75% del loro reddito per poter disporre dei generi alimentari di base. Secondo le statistiche del governo, una famiglia di quattro persone ha bisogno di 120mila rupie al mese (circa 374 euro) per il cibo.

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