Colombo, per le stragi di Pasqua indagato l’ex presidente Sirisena
Il tribunale gli ha inviato un invito a comparire per il 14 ottobre. Il provvedimento legato alla denuncia presentata da p. Cyril Gamini Fernando e da Jesudasa Ganesan, che nell’attacco ha subito l’amputazione della gamba. Per l’ex capo dello Stato l’accusa di negligenza per aver ignorato i report di allerta.
Colombo (AsiaNews) - Il tribunale ha iscritto l’ex presidente Maithripala Sirisena nel registro dei “sospettati” di coinvolgimento nelle stragi di Pasqua del 2019, una delle pagine più buie e dolorose per i cristiani dello Sri Lanka. Ieri il Colombo Fort Magistrate - accogliendo una denuncia presentata da privati - ha notificato un invito a comparire per l’ex capo dello Stato, il cui interrogatorio è in programma per il prossimo 14 ottobre.
Il magistrato ha accolto una querela presentata da p. Cyril Gamini Fernando e da Jesudasa Ganesan, che nell’attacco del 21 aprile di tre anni fa alla chiesa di sant’Antonio di Kochchikade, a Colombo, ha subito gravi ferite, fra le quali l’amputazione di una gamba. Per il giudice la denuncia ha una base giuridica e prevede l’iscrizione dell’ex presidente nel registro degli indagati.
Secondo l’accusa Maithripala Sirisena si sarebbe macchiato di “negligenza” nell’esercizio delle sue funzioni, mentre ricopriva all’epoca dei fatti il ruolo di presidente e ministro della Difesa dello Sri Lanka. Da qui la scelta di perseguirlo in base alla Sezione 298 del Codice penale.
Nei giorni precedenti l’attentato, egli avrebbe ricevuto informazioni di intelligence che avvertivano di un possibile attacco in occasione della Pasqua. Ciononostante, Sirisena non ha compiuto alcuna azione preventiva né disposto un rafforzamento delle misure di sicurezza, macchiandosi di “negligenza” nell’esercizio delle sue funzioni.
Commentando la notizia, p. Jude Chryshantha del centro per le comunicazioni dell’arcidiocesi di Colombo sottolinea che non vi sono state contromisure, a dispetto dei ripetuti avvertimenti. “Il Consiglio di sicurezza - ricorda il sacerdote - aveva ricevuto a più riprese allerta relative a minacce di attacco verso quanti, in base al concetto islamico di jihad, andavano colpiti e uccisi perché non professavano la fede musulmana. Altri report riferivano di esortazioni a compiere attentati terroristi. Ciononostante, [i vertici istituzionali] hanno trascurato le loro responsabilità, pur sapendo che questo attacco sarebbe avvenuto non hanno preso alcun provvedimento per sventarlo”.
Nulla è stato fatto per proteggere le chiese, a differenza della Indian High Commission attorno alla quale era stato predisposto un cordone di sicurezza. E nel momento in cui era ormai certa l’eventualità di un attacco, Maithripala Sirisena “ha pensato bene di partire per Singapore per questioni personali”. “Ciò significa - accusa p. Chryshantha - che lo consideriamo colpevole e lo denunciamo, perché ha di fatto permesso l’attacco”. Ed è per questo, conclude, che “l’ex presidente ha ricevuto un avviso di garanzia e un mandato a comparire dinanzi alla corte il 14 ottobre. Speriamo venga fatta giustizia”.