25/01/2018, 08.57
CINA
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Clonate due scimmie. Timori per le conseguenze sull’uomo

Usata la stessa tecnica di 20 anni fa per la pecora Dolly. Per gli autori della clonazione, l’esperimento servirà a utilizzare scimmie clonate nella ricerca farmaceutica. Per alcuni scienziati la tecnica è “inefficace”: solo due macachi nati da 79 embrioni. Card. Sgreccia: Il rischio di considerare la scimmia uguale all’uomo.

Pechino (AsiaNews) – Un gruppo di scienziati cinesi hanno clonato due scimmie usando lo stesso processo che portò alla nascita della pecora Dolly 20 anni fa. Le due scimmie, due macachi, sono state chiamate Zhong Zhong e Hua Hua (Zhong Hua significa “la patria cinese”); sono nate presso l’Istituto di Neuroscienza dell’Accademia cinese per le scienze di Shanghai e sono il frutto di anni di ricerca su una tecnica chiamata “trasferimento nucleare di cellule somatiche”.

Il processo implica la rimozione del nucleo da un uovo sano, rimpiazzato dal nucleo di un altro tipo di cellula. Il clone che ne risulta è lo stesso della creatura che ha donato il nucleo.

Sun Qiang, direttore dell’Istituto di ricerche sui primati (foto 2 al centro), fra gli autori della clonazione, confessa che “ci sono stati molti fallimenti prima di trovare una pista di successo nella clonazione di una scimmia”. Tale via è quella di usare cellule da tessuto connettivo fetale. L’uso di cellule da donatori adulti ha portato alla morte dei cloni a poche ore dalla nascita.

Pu Muming, direttore dell’Istituto di Neuroscienze e co-autore della clonazione (foto 2, a sin.), ha dichiarato che con questa tecnica si potrebbero anche clonare degli esseri umani, ma la preoccupazione del suo gruppo è la clonazione di scimmie per la ricerca medica. Le scimmie sono usate nelle ricerche mediche riguardanti malattie del cervello, Parkinson, cancro, disordini dell’immunità e del metabolismo “Negli Stati Uniti – ha precisato il dott. Pu - le compagnie farmaceutiche importano dalle 30 alle 40mila scimmie ogni anno” per esperimenti sui primati, le cui reazioni si avvicinano a quelle dell’essere umano. “Per motivi etici – ha detto – penso che clonare scimmie ridurrà il numero di scimmie usate nei test farmaceutici”.

Non mancano le critiche. Lo scienziato britannico Robin Lovell-Badge, del Francis Crick Institute, fa notare che il processo usato e “molto inefficace e rischioso”. In effetti, sono nati solo due cloni da un gruppo di 79 embrioni. Per Lovell-Badge, pensare poi di applicare la tecnica per la clonazione umana è un tentativo “pazzesco”, “troppo inefficiente, troppo insicuro e inutile”.

Altri scienziati ricordano che la pecora Dolly è stata un mezzo fallimento: il suo autore la soppresse perché aveva rilevato un suo invecchiamento precoce. In tal modo non si è potuto sperimentare se la clonazione è innocua e a cosa può servire.

La Radio vaticana riporta una dichiarazione del card. Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia accademia per la vita, che ha condannato l’esperimento, definendolo “una minaccia per il futuro dell'uomo”. “Non c’è dubbio – ha detto – che il passaggio dalla prima pecora Dolly ad altri animali e ora persino alla scimmia, ovvero a un primate così vicino all'uomo, rappresenti un autentico attentato al futuro dell’intera umanità”.

“Dietro la volontà di clonare una scimmia si può nascondere una tendenza già emersa in altri settori di ricerca, quella di portare l'uomo verso la scimmia e la scimmia verso l'uomo e infine considerare la scimmia uguale all'uomo”.

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