10/11/2015, 00.00
CINA
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Cina, l’inflazione aumenta ma di poco. Il governo: E’ il momento di comprare

I dati di ottobre 2015 mostrano una flessione dell’aumento dei prezzi, e l’Ufficio nazionale di statistica invita i mercati ad agire “prima che i prezzi salgano di nuovo”. Attesa per le decisioni del Partito: da una parte un nuovo stimolo all’economia, dall’altra la radicale trasformazione dell’economia nazionale.

Pechino (AsiaNews) – Durante l'ottobre 2015, l’inflazione in Cina ha rallentato più delle attese, aprendo la strada a un possibile stimolo all’economia nazionale da parte delle autorità centrali. I prezzi al consumo sono aumentati nello stesso periodo dell’1,3%, contro il +1,6% di settembre. Gli economisti avevano previsto un aumento dell’1,5%.

Lo scorso mese i prezzi degli alimentari – uno dei driver chiave del consumo interno – sono aumentati dell’1,9%. Escluso questo settore e quello dell’energia, l’inflazione è scesa dall’1,6% all’1,5%. I prezzi alla produzione sono calati in Cina ad ottobre, come già in settembre, del 5,9%. Si è trattato del 44mo calo di fila su base annua. Gli esperti avevano previsto un calo del 5,8%.

Sembrano dunque passati i giorni “da leone” dell’economia cinese, la seconda al mondo, che ormai si attacca a residui decimali per spingere investimenti esteri e stimolare gli acquisti interni. L’Ufficio nazionale di statistica, che ha pubblicato oggi i dati, ha sottolineato che l’aumento “moderato” dell’inflazione dovrebbe spingere il mercato interno a comprare “prima che i prezzi salgano di nuovo”.

Nel frattempo, i mercati e i grandi investitori internazionali restano alla finestra per capire quale sarà il comportamento del Partito comunista. Da una parte c’è attesa per una nuova iniezione di capitali, il cosiddetto stimolo, che ha guidato la crescita a doppia cifra dell’ultimo decennio creando al contempo bolle – nel campo dell’immobiliare ma anche in Borsa – che potrebbero distruggere il Prodotto interno lordo.

Dall’altra si ritiene “corretto” l’assetto indicato dal Plenum comunista, che negli ultimi 12 mesi ha parlato più volte della necessità di una “riforma radicale” proprio del sistema economico cinese. I leader puntano a trasformare un’economia basata sulla produzione industriale – pesante, inquinante e legata a doppio filo al mercato internazionale – in una che punti sul terzo settore e sulle nuove tecnologie. Tuttavia, le autorità non hanno indicato come intendono compiere questa rivoluzione. 

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