30/01/2015, 00.00
CINA
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Cina, il governo all'attacco: Basta libri di testo a favore dei valori occidentali

Il ministro dell'Istruzione Yuan Guiren ha chiarito che nelle aule dei licei e delle università i libri di testo che promuovono valori "non cinesi" non sono e non saranno ammessi. Prima di lui anche il presidente Xi Jinping ha attaccato la libertà di pensiero. Docenti non asserviti al sistema vengono cacciati, licenziati o persino imprigionati.

Pechino (AsiaNews) - Le università cinesi "devono eliminare dai propri piani di studio ogni libro di testo che promuova i valori dell'Occidente. Devono inoltre mantenere l'integrità politica e tenere le critiche ai leader nazionali o al sistema politico fuori dalle aule". Il diktat è stato pronunciato dal ministro cinese per l'Istruzione, Yuan Guiren, ampiamente rilanciato dai media nazionali. Le frasi, spiega l'agenzia di Stato Xinhua, sono state pronunciate nel corso di un incontro nazionale sull'istruzione.

Secondo il testo rilanciato da Xinhua, il ministro Yuan ha chiarito che l'istruzione di livello universitario e liceale "non deve mai permettere lo studio di libri che promuovono i valori occidentali nelle nostre classi. Attaccare la leadership del Partito comunista cinese, infangare il socialismo o violare leggi e Costituzione nazionale sono comportamenti che non possono appartenere alle classi di studio".

Sul tema si è espresso in maniera molto chiara anche il presidente cinese Xi Jinping, che alla fine dello scorso anno ha chiesto "maggiore supervisione ideologica nelle università" e ha invitato con forza le autorità del Partito a "migliorare la presa sul popolo della leadership e della guida del Pcc". Questo, secondo le parole del vertice cinese, può avvenire "rafforzando il lavoro politico ed ideologico soprattutto nelle aule scolastiche e universitarie".

Quelle di Xi Jinping non sono soltanto parole. La repressione ideologica e contro gli insegnanti sembra infatti essere ancora più forte nella Cina contemporanea di quanto avvenuto nell'ultimo decennio, guidato da Hu Jintao. Nel dicembre 2014 il docente di legge Zhang Xuehong ha dichiarato di essere stato licenziato dall'Università per le Scienze politiche e il diritto di Shanghai dopo aver rifiutato di disconoscere articoli critici da lui scritti nei confronti del governo.

Nell'ottobre dello stesso anno, l'economista Xia Yeliang dell'Università di Pechino è stato espulso per aver sostenuto la validità di Carta '08, documento pro-democrazia preparato dal Nobel per la Pace Liu Xiaobo (oggi in galera) e da lui sottoscritto. Ilham Tohti, noto docente uighuro della capitale, è finito in galera - condannato all'ergastolo - con l'accusa di "separatismo". L'accademico si è difeso sottolineando il suo impegno per "una migliore comprensione" fra Pechino e l'etnia dominante nello Xinjiang. Anche diversi suoi allievi sono stati condannati

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