Card. Gracias: ‘Devasahayam, il primo santo laico indiano: un grande dono per l’Asia’
La gioia della Chiesa indiana per l’ex dignitario del Settecento che papa Francesco canonizzerà il 15 maggio. Ucciso perché predicava la fraternità del Vangelo oltre le barriere delle caste. Il siro-malankarese Baselios Cleemis: “Testimone nella società di un messaggio che nessuno può fermare”.
Mumbai (AsiaNews) - Per la Chiesa cattolica dell’India il 15 maggio sarà una giornata speciale: tra i 10 nuovi santi che papa Francesco proclamerà a Roma in piazza San Pietro c’è anche la figura del martire Lazzaro Devasahayam, (1712-1752) che diventerà il primo laico indiano, sposato e padre di famiglia, a essere canonizzato dalla Chiesa. Originario del Tamil Nadu, proveniente da una famiglia di casta elevata e induista, intraprese la carriera militare divenendo ministro dell’allora Regno di Travancore, come funzionario del palazzo reale. Incontrato il Vangelo scelse il nome di Lazzaro e predicava nel nome di Gesù l’uguaglianza tra tutte le persone. Questo creò a corte ostilità contro di lui fino all’arresto e al martirio.
L’importanza di questa figura e il suo messaggio tuttora attualissimo in India viene sottolineata ad AsiaNews dal card. Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai e presidente della Conferenza dei vescovi cattolici indiani (Cbci). "La canonizzazione del beato Lazzaro, chiamato Devasahayam - commenta - è un'affermazione del suo essere discepolo di Gesù, vivendo pienamente il Vangelo nella sua vita. Era un laico, e questo rivela che la santità è per ogni persona, non solo per i religiosi. Oggi parliamo sempre più spesso della vocazione dei laici nella Chiesa e qui c'è un laico indiano, una padre di famiglia, che ha offerto una testimonianza vera e genuina dei valori del Vangelo. Amava i poveri e i dalit ed era un potente testimone dello Spirito di Cristo”.
“Devasahayam - continua il cardinale Gracias - era un uomo sposato, che dava la sua testimonianza di vita in mezzo alla società e dimostra che possiamo vivere la nostra santità in ogni vocazione. La sua canonizzazione è un grande onore per noi: il primo martire laico indiano rappresenta una svolta, un segno di maturità per la nostra Chiesa e questo è un meraviglioso dono di Dio. E lo è anche per tutta la Chiesa in Asia: un segno della nostra autocoscienza. Prima eravamo collaboratori della Chiesa universale, ricevevamo la teologia, la spiritualità, la missione da parte di altri. Ora siamo collaboratori della Chiesa universale, inviando noi stessi missionari in tutto il mondo, ma anche nella teologia e nella nostra esperienza di fede in dialogo. La Chiesa in Asia sta crescendo, non numericamente, ma in profondità, nella comprensione del cristianesimo, del discepolato. Abbiamo un ruolo da svolgere nella Chiesa universale, e questa canonizzazione lo conferma".
Anche il card. siro-malankarese Baselios Cleemis sottolinea l’importanza di questa canonizzazione per i cristiani dell’India. “Siamo molto gioiosi e commossi per questo evento – commenta – Devasahatyam è vissuto nel sud dell’India, in un distretto molto vicino al nostro. La sua è stata una vita in ascolto della parola di Dio, sottomettendosi totalmente al servizio della verità del Vangelo nella società. La Chiesa indiana è grata per questa figura così eroica nel diffondere il Vangelo nella nostra terra anche nelle tribolazioni. È un dono all’India e alla Chiesa universale: sono sicuro che guiderà la vita di molti cristiani”.
Il gesuita p. A. X. J. Bosco Bosco, attivista per i diritti dei dalit, aggiunge ad AsiaNews: “Devasahayam trattava tutti allo stesso modo; lavorava per il benessere e lo sviluppo dei dalit ed era perseguitato per questo. Essendo totalmente fedele a Cristo, continuò a lavorare per gli ultimi nonostante le forti resistenze. Il suo esempio deve motivare anche noi per continuare a lavorare nell’India di oggi per la costruzione di una comunità inclusiva".
Mons. Peter Remigius, vescovo emerito della diocesi di Kottar dove nacque il nuovo santo, racconta che la donna che ha ricevuto il miracolo che per sua intercessione vive molto vicino alla casa natale di Devasahayam. “Questa figura- commenta - avrà un enorme impatto sulla pari dignità di ogni persona umana, creerà consapevolezza che siamo tutti figli di Dio e coeredi con Cristo. Anche il suo nome di casta Pillai non viene più usato, ma è semplicemente Devasahayam perché si muoveva liberamente e si mescolava con le persone delle caste inferiori. ERano tre secoli che aspettavamo che la sua santità venisse riconosciuta".
Dopo la canonizzazione del 15 maggio, domenica 5 giugno - solennità di Pentecoste - in India si terrà una celebrazione nazionale di ringraziamento ad Aralvaimozhi, il luogo del martirio di Devasahayam. Il 24 giugno, poi, nella festa del Sacro Cuore di Gesù, tutte le famiglie indiane saranno consacrate al Sacro Cuore. I vescovi hanno invitato i fedeli, sia nel Paese che nella diaspora, a unirsi alla preghiera come famiglia e a "chiedere l'intercessione del martire Devasahayam per il nostro Paese".