BuddhaBot Plus: in Bhutan l’intelligenza artificiale per far conoscere Buddha
Monaci e monache del Central Monastic Body avranno a disposizione un chatbot progettato per rispondere alle domande, in lingua in inglese. Una tecnologia realizzata insieme ad alcuni partner giapponesi. Previsti sei mesi iniziali di sperimentazione, l’introduzione completa prevista entro il 2027.
Thimphu (AsiaNews) - In Bhutan i religiosi guardano alle moderne tecnologie per espandere la conoscenza in tema di fede. Al riguardo, monaci e monache del Central Monastic Body avranno presto accesso a “BuddhaBot Plus”, un chatbot basato sull’intelligenza artificiale progettato per rispondere a domande, in lingua inglese, da una prospettiva buddista. Prodotto legato all’AI generativa e finalizzato al dialogo fra buddisti, essa intende offrire spiegazioni approfondite sui temi della fede. Secondo gli autori è basata su modelli avanzati di apprendimento profondo e genera risposte di alta qualità e precisione, analizzando i dati e gli scritti contenuti nei testi antichi.
BuddhaBot offrirà a monache e monaci l’opportunità di ampliare le conoscenze sul buddismo, contribuendo al tempo stesso alla diffusione della dottrina buddista o Dharma. L’iniziativa è parte di un progetto pilota congiunto tra il Central Monastic Body, l’università di Kyoto e il Teraverso giapponese ed è stata sottoscritta di recente nel Paese del Sol levante.
Secondo i termini, le parti lavoreranno insieme per testare e migliorare la versione inglese di BuddhaBot, creare linee guida per l’uso da parte delle istituzioni monastiche del Bhutan e diffondere gradualmente il chatbot. “Come progetto pilota, abbiamo individuato gli studenti di istituti come il Tango Buddhist College e l’Institute of Science of Mind che inizieranno a utilizzare BuddhaBot” ha dichiarato Choten Dorji, segretario del Consiglio per gli Affari amministrativi e di sviluppo. “Lo testeremo per sei mesi e, se avrà successo, lo estenderemo - prosegue - ad altre istituzioni monastiche”. Lo stesso Dorji era presente alla firma dell’accordo in Giappone.
In Bhutan, il Central Monastic Body prevede di collaborare col ministero degli Interni e quello dell’Istruzione per un’implementazione più ampia del progetto. Sviluppata inizialmente nel 2021 da un team dell’università di Kyoto, la prima versione di BuddhaBot è stata realizzata utilizzando una traduzione giapponese dei Sutta Nipata, una delle più antiche raccolte di discorsi del Buddha. In seguito, il team ha aggiornato il progetto applicando la tecnologia ChatGPT di OpenAI per creare BuddhaBot Plus, che offre interpretazioni e spiegazioni più approfondite degli insegnamenti buddisti. La versione inglese di BuddhaBot Plus è stata completata nel 2023.
Seiji Kumagai, co-sviluppatore di BuddhaBot e professore all’università di Kyoto, sottolinea che il chatbot apre nuove opportunità di accesso agli insegnamenti buddisti in modi che prima erano inimmaginabili. Il Bhutan è il primo Paese al di fuori del Giappone a sperimentare la versione inglese. Circa 200 monaci testeranno l’intelligenza artificiale in via sperimentale mentre il lancio completo è previsto per il 2027. In caso di successo, il programma potrebbe essere esteso alle comunità laiche del Bhutan e non solo. “La vecchia versione di BuddhaBot forniva il testo delle scritture buddiste nella loro forma originale, ma spesso faticava a offrire risposte chiare e dettagliate”, ha dichiarato Kumagai. “BuddhaBot Plus - prosegue - risolve questo problema generando risposte più complete e preservando le parole originali del Buddha”.
Al contempo, l’impatto potenziale di BuddhaBot Plus va oltre l’educazione religiosa, perché le interpretazioni del pensiero buddista generate dall’intelligenza artificiale potrebbero introdurre nuove prospettive filosofiche. La piattaforma apre anche le porte ad applicazioni più ampie, come il dialogo interreligioso e l’uso dell’IA nella gestione e nell’analisi economica. “Applicando gli algoritmi di BuddhaBot a testi non buddisti, è possibile creare chatbot che generano consigli di gestione o simulano conversazioni interreligiose”, ha dichiarato Kumagai. “Questo potrebbe trasformare radicalmente il modo in cui la conoscenza viene condivisa tra le varie discipline”.