Bkerké: card. Raï convoca i deputati cristiani per sbloccare elezione del presidente
Il porporato ha ricevuto mandato dai capi delle Chiese cattoliche e ortodosse di riunire i 64 parlamentari nella sede patriarcale. In programma riunioni “insolite”, da tenere “nel più breve tempo possibile”. Sembrano crescere le chance per incarico al generale Aoun, che piace a Washington e Riyadh. Sullo sfondo lo scontro col tandem sciita.
Beirut (AsiaNews) - Per imprimere una accelerata all’elezione del nuovo presidente della Repubblica, a distanza di tre mesi dalla scadenza del mandato di Michel Aoun, il patriarca maronita, card. Beshara Raï, ha ricevuto mandato dai capi cattolici e ortodossi di riunire a Bkerké i 64 deputati cristiani. Allarmato da un ritardo che mette in crisi l’esercizio stesso del potere in Libano, caratterizzato sul piano costituzionale da una partnership islamo-cristiana unica nel mondo arabo, il primate maronita ha invitato tutti i capi delle Chiese a riunirsi per discutere della situazione e dello stallo in corso. Al momento non è stata fissata ancora una data per queste “insolite” sedute parlamentari, che si dovranno però tenere “nel più breve tempo possibile”.
“La vacanza presidenziale è inaccettabile e viola la Costituzione” lamentano i patriarchi e vescovi in un comunicato pubblicato a conclusione di un incontro durato oltre tre ore. “Per questo rivolgiamo un appello al Parlamento - prosegue la nota - perché adempia rapidamente ai propri doveri e possa eleggere un presidente”.
“Diamo mandato con piena fiducia al patriarca Raï, perché tenga le riunioni necessarie a questo scopo e, in particolare, di convocare i deputati cristiani per una o più riunioni a Bkerké, e spingerli - aggiunge la dichiarazione - insieme ai colleghi musulmani” a scegliere un nuovo capo dello Stato. Una nomina, avvertono, che deve giungere “il prima possibile”. Al riguardo, insistono i firmatari, “siamo fiduciosi del sostegno dei leader religiosi delle diverse confessioni musulmane”.
In precedenza, i prelati hanno deplorato lo spaventoso degrado a livello economico e sociale del Libano e il drammatico impoverimento di gran parte della popolazione. L’appello dei leader cristiani giunge in concomitanza con l’annuncio del tandem sciita Amal-Hezbollah di voler sostenere l’ex deputato Sleiman Frangié, anche senza il supporto del Movimento patriottico libero (Cpl) e delle Forze libanesi (Fl), i due grandi blocchi parlamentari rappresentativi dei cristiani. Per queste formazioni, sebbene per motivi diversi, si tratta di una candidatura da bloccare a tutti i costi.
“È follia pura, a livello politico e per tutta la nazione, pensare che si possa eleggere un presidente senza i cristiani” ha sottolineato al riguardo Gebran Bassil, leader del Cpl. Il capo delle Fl Samir Geagea non è da meno, con un commento altrettanto duro: “Chi pensa di poter eleggere un presidente - ha detto - senza tener conto della volontà della maggioranza dei cristiani, si sbaglia”.
Le chance del generale Aoun
Queste dichiarazioni giungono in una fase in cui sembrano in parallelo aumentare le possibilità per il generale Joseph Aoun di accedere alla poltrona presidenziale. Geagea, che finora ha sostenuto la candidatura del deputato Michel Moawad, non si oppone ad Aoun, attuale comandante in capo dell’esercito, se è sostenuto da “una maggioranza di 86 voti (su un totale di 128 deputati)”.
Il quorum di 86 voti - pari ai due terzi della Camera - è indispensabile perché abbia luogo l’elezione del capo dello Stato, anche se dal secondo turno il candidato può essere eletto con maggioranza assoluta (65 voti) a patto di raggiungere il quorum dei votanti. Una condizione che non si è finora verificata, perché i due grandi blocchi parlamentari lo hanno impedito con l’obiettivo di affossare l’elezione di un candidato a loro sgradito.
Di contro, il Partito socialista progressista (Psp) afferma che il nome del comandante dell’esercito è “in testa” alla lista dei papabili e gode del sostegno di molti Paesi stranieri, su tutti gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita. In una nota al quotidiano francofono L’Orient-Le Jour, i leader del partito a maggioranza drusa ricordano di aver “provato” la “carta Michel Moawad, che non ha avuto successo. Ora stiamo lavorando per una soluzione di compromesso”. L'iniziativa di Bkerké si inserisce con tutta probabilità in questo contesto.
Tuttavia, il nome del generale Aoun non è l’unico a essere menzionato come candidato di compromesso. Vengono snocciolati anche altri nomi, fra i quali l’ex ministro Jihad Azour e l’avvocato Salah Honein. Lo stesso Bassil ha parlato della possibilità di candidarsi, e potrebbe convincere i suoi alleati del tandem sciita a rinunciare alla candidatura di Sleiman Frangié e a sostenerlo, di fronte al candidato dell'opposizione.
Tutte le attenzioni sono ora puntate sulle riunioni dei parlamentari cristiani a Bkerké.