25/11/2020, 09.46
KIRGHIZISTAN
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Biškek, nuova costituzione, nuove proteste

di Vladimir Rozanskij

A discussione la multietnicità del Paese, la sua religiosità. Ma soprattutto, la nuova carta permette al presidente di presentarsi più volte alle elezioni. Secondo il politologo Askat Dukenbaev, tutte queste discussioni sono “un’arma di distrazione di massa”.

Mosca (AsiaNews) - Il più instabile dei Paesi dell’Asia centrale, il Kyrgyzstan, si prepara ad approvare una nuova carta costituzionale. Il 23 novembre è cominciata al parlamento di Biškek la discussione del preambolo della nuova carta fondamentale. Tutti gli emendamenti proposti verranno sottoposti a referendum il 10 gennaio 2021, insieme alle elezioni presidenziali anticipate. Subito alla prima seduta si sono accesi i contrasti sulle prime righe del documento, in cui si propone di chiamare la popolazione del Paese “il popolo kirghiso” o il “popolo del Kyrgyzstan”, mettendo a tema l’origine etnica dei cittadini. Il vero oggetto della discussione, in realtà, è l’allargamento delle prerogative del presidente, sul modello della nuova costituzione russa, che presumibilmente dovranno rafforzare il ruolo dell’iniziatore delle modifiche, il primo ministro ad interim Sadyr Zhaparov (foto 2).

Tutte le iniziative politiche in Kyrgyzstan, negli ultimi due mesi di scontri sociali, sono del resto piuttosto dubbie: il progetto di riforma costituzionale è stato approvato dal parlamento il 17 novembre, anche se il mandato dei deputati è scaduto il 28 ottobre. Ancora a inizio ottobre Zhaparov era detenuto in prigione per aver trattenuto un ostaggio, ma le proteste di massa contro le elezioni parlamentari, anch’esse al di fuori dei limiti temporali, gli hanno permesso di tornare in libertà e scalare i vertici del potere, fino ad impossessarsi del governo e delle funzioni provvisorie di presidente del Paese. il 15 novembre Zhaparov ha volontariamente abbandonato le sue cariche, per avere il diritto di presentarsi alle elezioni presidenziali.

In questo vortice di cambiamenti, Zhaparov è riuscito a imporre la discussione sulla riforma costituzionale, il cui progetto è stato peraltro firmato da un altro presidente provvisorio, Talant Mamytov. È stata anche radunata un’Assemblea Costituzionale formata da 89 persone, tra deputati, funzionari, professori e attivisti sociali, a cui è stato imposto un progetto già scritto, il cui autore non è ufficialmente noto.

Secondo il rettore dell’università Russo-Kirghisa per i rapporti internazionali Lejl Sydykov, membro dell’Assemblea costituzionale, il preambolo della nuova costituzione non si accorda con la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, in quanto “il popolo del Kyrgyzstan è formato da rappresentanti di varie etnie… si cerca lo scontro tra i vari gruppi nazionali”. Il direttore della commissione nazionale per la libertà religiosa Akin Toktaliev, propone di togliere la proclamazione del Kyrgyzstan come “stato laico”, in quanto “il 98% dei cittadini è formato da credenti”, in massima parte musulmani. Insieme ad altri membri, egli propone la definizione di “Paese fondato sulla scienza e la cultura progressiva”. Il testo proposto toglie in realtà anche le garanzie di protezione della libertà di parola, inserite nel precedente testo del 2010.

La principale modifica riguarda comunque la facoltà del presidente di presentarsi per nuovi mandati, anche se solo per cinque anni e non più per sei, e di formare un nuovo organo statale superiore, il Consiglio di Stato (simile a Kazakistan e Russia), chiamato Khurultai, come il Consiglio del Gran Kahn dell’impero medievale di Gengis Khan, figura storica sempre più di moda nelle terre dell’ex-impero sovietico. Essendo questo istituto concepito come un “consiglio del popolo”, si propone anche di cambiare il titolo nazionale da “repubblica del Kyrgyzstan” a “Repubblica Popolare del Kyrgyzstan”. Il presidente riceverebbe anche la possibilità di nominare i dirigenti delle amministrazioni locali e di tutto il corpo giudiziario, anche qui a imitazione della nuova costituzione russa.

Domenica 22 novembre si è tenuta una manifestazione di circa 500 persone sulla piazza centrale di Biškek (foto 1), organizzata dagli oppositori del referendum e della stessa riforma costituzionale, che viene chiamata negli slogan la khanstituzione, scritta ad uso personale di Sadyr Zhaparov. Uno dei leader del partito di opposizione Ata-Meken (“La Patria”), Omurbek Tekebaev, accusa il gruppo al potere di “truffa nei confronti del popolo”, per aver aggirato la Corte Costituzionale del Paese. Il politologo kirghiso Askat Dukenbaev, in un’intervista alla radio Azattyk, parla della riforma come di “un’arma di distrazione di massa”. Alle elezioni presidenziali i principali concorrenti insieme a Zhaparov dovrebbero essere il leader del partito Kyrgyzstan Kanat Isaev, e di Butun Kyrgyzstan (“Kyrgyzstan unito”) Adakhan Madumarov.

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