Beirut: a due anni dall'esplosione è scontro sulla demolizione dei silos
Il governo libanese vorrebbe abbattere i giganteschi contenitori del porto, danneggiati dal disastro che provocò 220 morti. Per le famiglie delle vittime vanno invece conservati come futura memoria. Ora però è scoppiato un incendio per la fermentazione dei cereali che non è stato possibile rimuovere dall'interno e nella parte settentrionale rischiano di crollare. Intanto l'inchiesta sulle responsabilità della sciagura rimane paralizzata.
Beirut (AsiaNews) - Il Libano celebrerà il 4 agosto con una "Giornata di lutto nazionale" il secondo anniversario dell'esplosione di un magazzino nel porto di Beirut contenente centinaia di tonnellate di nitrato di ammonio stoccate senza precauzioni, che causò oltre 220 morti e 6.500 feriti devastando interi quartieri della capitale libanese.
I giganteschi silos di grano del porto, situati di fronte al magazzino, sono stati colpiti dall'esplosione e sono parzialmente crollati. Questi silos, diventati simbolo della tragedia, sono al centro di una controversia: devono essere demoliti o meno, mentre l'indagine sulle cause della tragedia è sospesa da mesi a causa dell'ostruzionismo politico?
Negli ultimi mesi il destino dei silos è sembrato altalenante. Il 16 marzo, il governo di Nagib Mikati aveva approvato la loro demolizione, prima che questa decisione fosse messa in discussione solo due giorni dopo dal ministro della Cultura Mohammad Mortada, che ha deciso di classificare i silos e di conservarli come luogo della memoria, in accordo con un desiderio dei parenti delle vittime dell'esplosione. Il 14 aprile, però, l’esecutivo era tornato sulla questione, affidando al Consiglio per lo sviluppo e la ricostruzione la demolizione della struttura.
Questa controversia, che sembrava essersi placata, è riemersa di recente con un incendio nella parte settentrionale dei silos. Il primo ministro, favorevole alla loro distruzione, ha colto l'occasione al volo e ha lanciato un avvertimento formale: "I silos nella parte settentrionale rischiano di crollare", ha dichiarato, citando il ministro dell'Ambiente.
L'incendio, secondo gli esperti, è stato causato da fumi di metano provenienti dalla fermentazione delle scorte di grano rimaste, combinati con le alte temperature. Secondo le autorità, alcune parti dei silos contengono ancora tra le 3.000 e le 6.000 tonnellate di grano e altri cereali che non è stato possibile rimuovere a causa del pericolo di crollo.
L'incendio ha riacceso il trauma dei parenti delle vittime. Contrariamente all'opinione del direttore generale dei silos del porto, Assaad Haddad, che ritiene che l'incendio non danneggerà la struttura dei silos, la deputata di Beirut Paula Yacoubian ha accusato il governo - con il pretesto di "lasciare che l'incendio si spenga da solo" - di voler fondere le strutture metalliche dei silos e farle crollare, preludio alla loro demolizione.
“Sappiamo che cercare di spegnere l'incendio con l'acqua potrebbe accelerare il processo di fermentazione del grano e alimentare i fumi del metano - ha detto Yacoubian - ma se il governo agisse in buona fede, potrebbe spegnere l'incendio con il ghiaccio secco”. L'intervento della signora Yacoubian sembra tuttavia tardivo: la parte settentrionale dei silos, irrimediabilmente indebolita, ha già iniziato a inclinarsi a un ritmo di 2-2,5 millimetri all'ora. Non è detto, però, che il crollo di questa parte della struttura porti al crollo di tutti i silos.
In attesa di un crollo dai tempi imprevedibili, il governo sta lavorando seriamente a una demolizione controllata dei silos. Secondo gli esperti, sono possibili due metodi: l'implosione mediante l'installazione di esplosivi all'interno delle colonne giganti, oppure l'uso di una palla di distruzione in acciaio. Ma secondo alcuni l’impresa potrebbe avere conseguenze sull'ambiente umano a causa della formazione di nubi di polvere, con il rischio di disperdere nell’area particelle di amianto potenzialmente tossiche.Gli oppositori della demolizione contestano però la presenza di questa fibra.
Intanto sul fronte giudiziario l'indagine sull'esplosione, guidata dal giudice Tarek Bitar, è ferma da mesi. Diversi ministri convocati dal magistrato hanno sollevato obiezioni formali e paralizzato l'inchiesta, puntando il dito contro la "negligenza criminale".